“Posso operarne solo una paziente, decidete voi” Nella ricca Lombardia, non ci sono i posti letto per il decorso post operatorio e il chirurgo, per non addossarsi responsabilità ha vergognosamente organizzato una riffa tra quattro signore in attesa

Estratto da “il Messaggero”

Lecco –  Non ci sono abbastanza posti per operare e ricoverare tutte le pazienti dopo l’intervento. A decidere chi rispedire a casa non è però il medico, ma le pazienti stesse, a cui il primario ha chiesto di scegliere chi tra loro fosse disponibile a rimandare l’intervento. È successo all’ospedale Alessandro Manzoni di Lecco. Venerdì alcune pazienti in attesa di essere ricoverate per essere sottoposte a interventi chirurgici programmati sono state rispedite a casa perché non c’era più un posto letto disponibile. Un autentico affollamento. Tanto che molti, tra quanti erano in attesa, hanno pure dovuto aspettare in piedi il proprio turno per finire sotto i ferri, oppure su barelle parcheggiate nei corridoi o in Pronto soccorso.

Tra le pazienti convocate per essere operate c’erano anche una donna di 51 anni malata di tumore ginecologico con mutazione genetica che potrebbe degenerare in metastasi o estendersi ad altri organi e una 80enne con problemi alla vescica, arrivata apposta da fuori regione accompagnata dalla figlia.

Il primario di Ostetricia e Ginecologia Antonio Pellegrino, 61 anni, da 15 a capo del reparto, le ha convocate entrambe insieme ad altre e ha spiegato loro la situazione: “Chi di voi se la sente di andarsene? – ha domandato quindi a bruciapelo – Decidete voi”. Poi si è girato e se ne è andato, senza fornire altre indicazioni, lasciando tutti, infermieri compresi, letteralmente a bocca aperta, e alle pazienti l’onere di scegliere chi avrebbe dovuto alzare i tacchi. Dopo una concitata discussione sembra che alla fine abbiano tutte convenuto di lasciare la precedenza alla cinquantunenne, perché più giovane e con un problema ritenuto più grave, sebbene nessuna di loro sia laureata in Medicina né disponga delle necessarie competenze per assumersi una simile responsabilità.

Il direttore generale dell’Asst di Lecco, Paolo Favini, ha confermato che su diciotto interventi programmati “sono stati mandati a casa tre pazienti ginecologici perché siamo andati lunghi per le urgenze”.

Un’emergenza sulla quale però è stato necessario intervenire. Dunque, per evitare che manchino di nuovo posti per ricoverare i pazienti una volta operati, in settimana dovrebbe essere attivata una nuova area chirurgica. Mancano tuttavia infermieri sufficienti, a causa dell’emorragia di operatori sanitari sempre più copiosa. Per questo sono stati cooptati infermieri di altri reparti, che però non si sono mai presi cura di pazienti usciti da una camera operatoria e nemmeno sono stati addestrati per il nuovo compito.

«Abbiamo paura – ammettono e denunciano molti infermieri dell’Alessandro Manzoni che chiedono l’anonimato per non incorrere in sanzioni disciplinari o peggio -. Abbiamo paura soprattutto per i pazienti, che rischiano di non essere assistiti in maniera adeguata e abbiamo paura anche per noi che potremmo compiere errori”. I sindacalisti, d’altra parte, si stanno già mobilitando per proclamare uno stato di agitazione e chiedere un incontro urgente al prefetto per raccontare quello che quotidianamente avviene in corsia.

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