Soldatino Di Livio senza peli sulla lingua definisce giustamente bimbiminkia i giocatori della Nazionale indagati per le scommesse online

Il caso scommesse ha spaccato nelle ultime settimane l’Italia intera che si è ritrovata a dove discutere sull’amato mondo del calcio rivelatosi per l’ennesima volta uno stantuffo da cui è uscito il peggio. Fagioli prima, Tonali e Zaniolo poi e non è finita stando alle dichiarazioni e alle anticipazioni di un Fabrizio Corona che ha in mano nomi e cognomi. Tanti i pareri giunti dall’esterno e dall’interno, tra cui uno ‘verace’ e senza veli che proviene da Angelo Di Livio ex nazionale di Juve e Fiorentina, che ha sentenziato sui calciatori coinvolti.

Giocate d’azzardo, blackjack, poker online, forse scommesse sportive, di sicuro si ti illegali. Il tutto da giocatori di calcio di Serie A, ai massimi livelli, giovanissimi, conosciuti da tutti, belli e ricchi. “Dei bimbi minchia” li ha definiti senza alcun mezzo termine l’ex centrocampista, il “soldatino” che tra gli anni 80 e 90 imperversava tra i campi e nei più importanti spogliatoi d’Italia.

Difficile dargli contro nell’accusare i giovani calciatori coinvolti in attività inaccettabili, da chi per anni ha vissuto quella vita, frequentato quegli ambienti, affrontato determinate situazioni. Un pensiero critico, che non si sofferma su altro, come nel caso di Beppe Dossena – altro grande ex del calcio che fu – ed oggi promotore dell’associazione Special Team Onlus, che si occupa di aiutare atleti in difficoltà. Intervenuto ai microfoni di Fanpage in cui ha spiegato il profondo problema che affligge i giovani calciatori di oggi: “Si tratta di una gioventù che non riesce a fermarsi e trovare fiducia e benessere in quello che hanno“.

Da qui il dramma di cercare altro, anche provando a coltivare interessi e abitudini che nulla hanno a che fare con il proprio benessere, per “evadere” e spingersi oltre a ciò che hanno. Se per molti sono ragazzi sicuramente da curare, affetti da problemi che vanno al di là della semplice sciocchezza, Di Livio – oggi opinionista e commentatore tecnico – si è soffermato ad un semplice giudizio personale su questa triste vicenda, a suo modo spietato: “Sono deluso da questi ragazzi e da una generazione attuale fatta di bimbi viziati” ha spiegato in una intervista al sito cityrumors.

“Non uso il termine bimbi a caso, perché solo i bambini possono permettersi di fare delle cose senza sapere le conseguenze. Ma loro le fanno perché imparano. Questi non sono bambini, sanno bene quello che fanno e sanno altrettanto bene che se lo fanno sbagliano”. Il riferimento ovviamente è all’inchiesta sul gioco online su siti illegali, con Fagioli che ha già anche ammesso scommesse sportive, negate apertamente al momento da Zaniolo e Tonali. Tutti comunque afflitti da un unico, gravissimo problema che porta il nome di ludopatia.

Per Di Livio, comunque, resta il fatto che la il nocciolo del problema sia un altro: “Ma per favore… sanno che c’è un divieto e che non possono fare certe cose. Sanno perfettamente che ci sono dei comandamenti e delle regole. E soprattutto sanno che sono da esempio. E cosa fanno? Scommettono sulle gare. La punizione gli va data sicuramente” continua ‘soldatino’, “e verranno puniti e non giocheranno per un po’ a causa di una squalifica. Devono assolutamente capire che hanno fatto un grave errore”.

Un pensiero che non ammette attenuanti, nemmeno quelle secondo alcuni, che la colpa debba essere condivisa con altri soggetti vicini ai giocatori coinvolti: allenatori, procuratori, compagni, società.  Di Livio ‘scaccia’ anche questa scusante: “Non ci sono i Di Livio di una volta? Mancano giocatori esperti che vigilano? Non è tanto questo, perché non è che uno può stare a seguirli col bastone e dargli ogni volta una bastonata. Loro per primi già sanno bene cosa è sbagliato e cosa si può fare o meno.  Devono sapersi gestire altrimenti diventa impossibile seguirli”. Fino ad arrivare tra le mani di un’inchiesta che sta prendendo sempre più corpo e ogni giorno cresce di un protagonista in più.

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