Novak Djokovic rullo compressore oltre la leggeda! Settima finale a Wimbledon. Il miglior Jannik Sinner non riesce nell’impresa: liquidato in tre soli set

di Simone Eterno per eurosport

Un anno dopo, stesso esito: Novak Djokovic batte Jannik Sinner. No, non è riuscita all’altoatesino l’impresa, il miracolo, perché poi di questo si parla quando la richiesta del tuo pubblico, del tuo tifo, diventa ‘battere Djokovic sul Centrale di Wimbledon’; l’ultimo a riuscirti un tale Andy Murray. Anno Domini 2013. Dieci anni ‘and counting’, come direbbero da queste parti. Nessuna impresa sportiva, nessuno miracolo e forse, dato più amaro per Sinner, nessuna “partita”. Se un anno fa infatti l’altoatesino spaventava Djokovic portandogli via i primi due set; 365 giorni dopo la partita odierna ci ha raccontato che la forbice non solo non si è ristretta, ma si è forse paradossalmente allargata.
Djokovic passa al termine di una partita di assoluto controllo, vinta col punteggio di 6-3 6-4 7-6 in due ore e 47 minuti e in cui, in sostanza, non è quasi mai nemmeno stato messo sotto ‘stress test’, se non nel finale del terzo parziale, quando Djokovic ha dovuto gestire 2 set point sul proprio turno di battuta.
Al di là di quello, però, i momenti di “tensione” per Djokovic sono stati praticamente nulli, a meno che non si voglia considerare il primo game della partita, quando Nole ha cancellato immediatamente due palle break. Lì però sono iniziati e finiti i problemi del serbo, che già dal game successivo strappava il servizio a Jannik e iniziava così una partita sempre avanti, sempre in controllo, mai realmente in discussione. Questo è il succo in concentrato, il sunto totale, la pillola di un match in cui Sinner non è mai riuscito a portare via i punti che realmente contavano qualcosa; questi ultimi, tutti preda dell’imperturbabile Nole: troppo tranquillo il serbo, troppo consapevole della propria superiorità.
D’altra parte l’incrocio tra i due parlava chiaro: Jannik, alla prima semifinale slam della carriera; Nole alla 46esima, record all-time insieme a Roger Federer. Un gap di forza e anche di esperienza. Un gap, a oggi, ancora troppo ampio quello tra il più forte giocatore italiano e il miglior giocatore di sempre – numeri alla mano – di questo sport.
Sinner in particolare ha provato a giocare in spinta dal fondo, risultando però eccessivamente falloso dal lato del dritto; caratteristica quest’ultima che Djokovic ha perso saputo leggere, stuzzicandolo quasi sempre su quella direzione di gioco quando il punto di faceva pesante (4 delle 6 palle break avute da Sinner se ne sono andate proprio dopo un errore di dritto dell’altoatesino).
Tutto il resto sarebbero chiacchiere di una cronaca quasi ridonante, replay di un pattern visto e rivisto che vogliamo risparmiare al lettore. Quel che resta, appunto, è la vittoria finale del giocatore semplicemente più forte, che grazie a questo successo accede per la decima volta in carriera alla finale di questo torneo: sfiderà Alcaraz o Medvedev nell’ultimo atto di domenica alla caccia di quello che sarebbe l’ottavo titolo. Con quello, a proposito di record, eguaglierebbe anche il recordman assoluto di successi in questo torneo: Roger Federer.

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