“Fra 10 minuti muori!”. Reparto Covid, ora emerge l’inferno: gli angeli di sta ceppa erano dei diavoli! Maltrattamenti e furti ai danni dei defunti all’ordine del giorno

E’ una storia terribile quella che sta emergendo, secondo le testimonianze degli stessi medici, a proposito delle condizioni dei pazienti ricoverati per il Covid all’ospedale Moscati di Taranto. Tutto è partito dalla denuncia della figlia di un uomo, Francesco Cortese, deceduto in seguito alla malattia. Al quale un medico del 118 di Taranto, Angelo Cefalo, avrebbe urlato la frase “fra 10 minuti muori“. Ora, durante una conferenza stampa che si è tenuta all’ospedale Santissima Annunziata, lo stesso medico ha spiegato il perché di quelle parole. “Ho urlato solo per salvarlo“, ha detto il dottore, “perché non voleva mettersi la maschera Cpap che in quel momento era fondamentale”. Alla conferenza erano presenti anche il direttore del 118, Mario Balzanelli, e il direttore generale della Asl Stefano Rossi, che si sono schierati a difesa dell’operato di Cefalo.

La frase incriminata è stata pronunciata mentre il medico era al telefono con la figlia di Cortese. “Tra dieci minuti muori glielo dicevo solo per convincerlo a mettersi la mascherina, gli ho detto se aveva voglia di rivedere i suoi nipoti”, ha ribadito il medico. “Ovviamente i dieci minuti non erano reali ma era la mia disperazione emergentista, perché il nostro lavoro si basa sui secondi che erano fondamentali per salvare la vita del paziente, che purtroppo non ce l’ha fatta dopo circa due ore. Quella che è una sconfitta della famiglia è in primisi la nostra sconfitta“.

A parte questo episodio eclatante, di cui si era già parlato, sono altri aspetti emersi attraverso le testimonianze degli stessi medici a dipingere l’inferno vissuto dai ricoverati Covid all’Ospedale tarantino. Come ha scritto il quotidiano Repubblica, si parla di pazienti trattati in modo disumano, accampati, lasciati senza cure. E addirittura di defunti derubati dei loro beni. Se il caso del Dottor Cefalo può avere una spiegazione, almeno parziale, visto la concitazione di quei momenti, è l’insieme degli episodi riferiti a lasciare senza parole. E a far emergere una realtà drammatica, che ci riporta ai momenti disperati che tante famiglie e tanti pazienti hanno dovuto sopportare nel corso dell’emergenza. Durante la quale, accanto al impegno straordinario di molti medici e infermieri, si sono registrati episodi vergognosi di scarsa umanità e di familiari impossibilitati a dare l’ultimo saluto ai loro cari in fin di vita.

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  1. Con la mascherina a ossigeno però è morto ugualmente, come sono morti tutti quelli che avevano intubato.
    Questo medico “emergentista” (?!) disperato, oltre a non conoscere l’italiano, non sa nemmeno le basi del buonsenso:
    “La follia sta nel fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi.”
    Dunque, visto che intubare o mettere la mascherina uccideva i pazienti, o comunque non miglioravano, voleva dire che non era quella la cura, infatti il covid era un malattia del sangue, produceva dei trombi che occludevano i vasi sanguigni dei polmoni, la cura sarebbe stata quella di fluidificare il sangue..: l’aspirina ad esempio…
    Ma gl’ordini dal Ministero erano per insistere nel protocollo sbagliato e spesso mortale.

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