Meloni, la voce è sempre piu’ insistente: a Kiev subito dopo il giuramento al Quirinale. Costretta a rendere omaggio al burattino di della Cia per placare l’ira degli audio di Berlusconi

Atlantismo ed europeismo dovranno essere alla base della sua linea di governo: Giorgia Meloni è stata molto chiara su questo punto. Ma pare che nei prossimi giorni voglia esserlo ancora di più. Stando a indiscrezioni riportate dal Fatto Quotidiano, infatti, il suo primo viaggio da premier dovrebbe avere come destinazione proprio Kiev, dove è stata invitata in maniera esplicita dal governo ucraino. E non solo. Sembra anche che la prima telefonata che farà dopo il giuramento sarà indirizzata al presidente Volodymyr Zelensky, al quale la leader di FdI dovrebbe garantire piena solidarietà in continuità con la linea di Mario Draghi.

Si tratterebbe di passaggi importanti per la Meloni, soprattutto dopo le turbolenze degli ultimi giorni. Stiamo parlando dell’audio rubato di Silvio Berlusconi durante una riunione con i parlamentari azzurri. Un audio che ha destato un certo scalpore per le parole del Cav su Putin e Ucraina. La premier in pectore vorrebbe spazzare via pensieri come quello del consigliere di Zelensky, Mykhailo Podolyak, che ieri su Twitter – pur facendo un endorsement alla Meloni – è stato comunque molto duro: “Qualsiasi crisi apre la strada ai leader veri. Mentre il signor Berlusconi è sotto l’effetto della vodka russa in compagnia di ‘cinque amici di Putin’ in Europa, Giorgia Meloni dimostra quali sono i veri principi e la comprensione delle sfide globali”.

L’uscita di Podolyak avrebbe caricato la Meloni di una responsabilità ancora più grande. Un dirigente a lei vicino, come riporta il Fatto, avrebbe detto: “Saremo noi i garanti dei patti occidentali all’estero”. Il terreno per un possibile viaggio a Kiev sarebbe stato preparato già a settembre, poco prima delle elezioni. A occuparsi di tutto sarebbe stato il presidente del Copasir Adolfo Urso durante un incontro con il capo dell’amministrazione presidenziale, Andrii Yermak, e il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba.

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