di Matteo Milanesi per il blog di Nicola Porro
La notizia era già nell’aria da qualche settimana, oggi è arrivata l’ufficialità: l’Italia manderà il più presto possibile nell’Indo-Pacifico la sua nave da guerra più importante, la portaerei Cavour. L’ufficialità è arrivata dal sottocapo di stato maggiore della Marina Militare, l’ammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto, anche se la conferma definitiva da Palazzo Chigi è ancora in attesa, destinata a arrivare probabilmente al G7 di Hiroshima a maggio.
La politica estera di Meloni
La mossa segna un’altra chiara impronta dell’esecutivo di Giorgia Meloni in chiave geopolitica e di politica internazionale. Dopo il continuo sostegno alla causa ucraina, nonostante le numerose incertezze decorse in questi mesi tra i suoi alleati, Lega e Silvio Berlusconi in primis (nonostante la chiara impronta pro-Kiev del ministro degli Esteri, Antonio Tajani), la leader di FdI rimarca il suo tratto atlantista pure in funzione anti-cinese.
Una chiara rottura col passato dei governi di centro-sinistra, quando durante il Conte II era lo stesso capo dei pentastellati a vincolare l’Italia alla Via della Seta della Cina di Xi. Oppure era lo stesso fondatore, Beppe Grillo, ad entrare e uscire dall’ambasciata cinese nel Bel Paese. Ora, invece, il tratto filo-ucraino si associa ad una solida politica estera filo-Taiwan, lasciando alle spalle definitivamente tutte le ambiguità italiane in tema di Russia e Cina.
L’Italia nel Pacifico
La flotta italiana sarà accompagnata dal suo gruppo da battaglia, composto da un cacciatorpediniere, una fregata e un rifornitore. “Navigherà fino al Giappone prendendo poi la via del ritorno”, al fine di concludere operazioni congiunte con gli alleati atlantici. Per di più, “la missione sarà preceduta dall’invio nel Pacifico del pattugliatore d’altura Morosini, che compirà una crociera addestrativa di quattro mesi”, ha aggiunto l’ammiraglio Berrutti Bergotto.
Una mossa che segue la visita di pochi giorni fa in Giappone, da parte del ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, che a Tokyo ha incontrato i suoi omologhi britannico e nipponico. L’obiettivo del trilaterale è stato quello di incrementare ulteriormente i rapporti di cooperazione militare tra i tre Stati, attraverso il Global combat air programme (Gcap), il progetto per la costruzione di un caccia di sesta generazione derivante dalla fusione dell’anglo-italiano Tempest e del giapponese F-X.
La Nato contro la Cina
L’alleanza si affianca a quella già presente nella regione tra Usa, Regno Unito e Australia – denominata Aukus – stipulata tra i Paesi lo scorso settembre 2021. Londra e Washington forniranno all’alleato oceanico sottomarini a propulsione nucleare, incrementando la propria presenza nell’area grazie ad un’altra alleanza militare, il Quad, conclusa con India, Giappone e ancora Australia, sempre in una funzione di contenimento della Cina.
L’Italia, quindi, non vuole stare a guardare. L’ombra del Dragone rischia di essere potenzialmente più pericolosa rispetto a quella di Vladimir Putin, con il pericolo sempre più crescente che Taiwan possa trasformarsi nella nuova Ucraina. L’obiettivo è quello di non farsi trovare impreparati, così come avvenuto invece lo scorso 24 febbraio 2022. E Giorgia Meloni sembra avere le idee chiare.
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