Ecco come le banche si sono comprate i deputati per evitare gli extra profitti sugli utili: maxi interessi solo per loro nello sportello della Camera riservato alla feccia di tutti i colori

privilegi dei parlamentari, gli stipendi (e poi i vitalizi) d’oro, gli innumerevoli benefit: nulla di inedito, è da tempo che i vantaggi di cui gode la casta vengono stigmatizzati da più parti, e specie in una congiuntura complicata per i comuni mortali come quella attuale. Ma nel novero dei privilegi, ora, se ne aggiunge un altro, persino più clamoroso: la filiale di Banca Intesa della Camera dei deputati offre un tasso attivo per un conto corrente addirittura ventotto volte più elevato della media nazionale. Se quest’ultimo si aggira attorno allo 0,20%, quello garantito dalla filiale di Montecitorio ammonta addirittura al 5,6250%, lordo, sulla liquidità detenuta sul conto corrente aperto presso la filiale della banca interna alla Camera dei deputati. Un tasso eccezionalmente remunerativo, ovvero un privilegio bello e buono. Quasi un sopruso. Tutto ciò ha valore sin dal 2 aprile, ed è il risultato della convenzione siglata da Banca Intesa che, il 5 aprile, si è aggiudicata la gestione dei servizi bancari del Parlamento. Viene previsto un tasso creditore annuo nominale pari al tasso Euribor a un mese (3,85%), ulteriormente maggiorato dell’1,77%. Così, si arriva a al 5,62% offerto a Montecitorio.

Le condizioni, vantaggiosissime

Quanto denunciato dalle colonne de Il Fatto Quotidiano restituisce plasticamente la stessa definizione di “casta”, quella che indigna il comune cittadino, perché un semplice conto corrente risulta persino più vantaggioso – e meno rischioso – di un investimento i titoli di Stato: un Buono del tesoro poliennale a dieci anni, infatti, rende intorno al 3,80%. Fino a non molto tempo fa i conti dei deputati erano gestiti dal Banco di Napoli, che nel 2018 è stato inglobato da Banca Intesa, oggi titolare della filiale di Montecitorio. La gestione dei servizi bancari della Camera dei deputati è operativa dal 5 aprile scorso, ovvero tre giorni dopo la firma della convenzione, allorché il bando è stato chiuso. Una convenzione attiva da anni ma ritoccata di recente, dunque; un appalto dal valore di 800 milioni di euro vinto dalla banca diretta da Carlo Messina e che riguarda, nello specifico, secondo quanto viene sancito: “a) condizioni di conto corrente; b) servizio titoli a custodia e amministrazione; c) mutui ipotecari e prestiti personali; d) virtual banking; e) cassette di sicurezza; f) gestione di portafogli”. Si noterà che sono tutte operazioni che la maggior parte delle banche italiane offrono quasi sempre a pagamento.

“Zero costi”

“Zero costi” riguardano le spese fisse, la tenuta del conto, i bonifici – anche quelli urgenti –, la domiciliazione delle utenze, le operazioni allo sportello, commissione di pagamento dei bollettiniricarica della carta prepagata, e altre condizioni super vantaggiose. Ancora Il Fatto Quotidiano ha precisato di non essere riuscito a ottenere conferme se tale privilegio riguardi anche i senatori, ma di certo non saremmo persuasi del contrario.

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