“Cosa ci dice il voto delle Comunali” Giorgia Meloni, asfaltata Schlein e la feccia che la circonda. Per quello che possono valere, l’effetto della figlia di Davos vale zero

Alla faccia di RepubblicaGiorgia Meloni non può che esultare. Il premier ha iniziato la giornata nel migliore dei modi: con i risultati delle amministrative. Su 595 Comuni che sono andati al voto (13 sono capoluoghi), 4 vanno al centrodestra 2 al centrosinistra. Mentre sette sono invece i capoluoghi che andranno al ballottaggio. Quanto basta per far pensare al presidente del Consiglio che il governo si stia muovendo nella giusta direzione.

“Faccio gli auguri a tutti i sindaci eletti nel primo turno delle elezioni amministrative. Il centrodestra conferma la sua forza di coalizione di governo, il valore della stabilità e della chiarezza di fronte agli italiani. Siamo concentrati sui nostri obiettivi, i dati sulla crescita confermano la concretezza della politica economica, la fiducia di famiglie e imprese cresce, l’Italia è protagonista sulla scena internazionale”, fa sapere in una nota Meloni. La leader di Fratelli d’Italia si dice convinta che “il risultato del voto amministrativo è un’ulteriore spinta all’azione del governo, il consenso degli elettori ci sprona ad accelerare sulla realizzazione del programma di riforme economiche, sociali e istituzionali”.

Altrettanto ottimista l’alleato Matteo Salvini. Numeri alla mano, il vicepremier conferma che la Lega “cresce in tutta Italia nelle centinaia di comuni al voto questo fine settimana, aumentando sindaci e consiglieri ed estendendo il buongoverno del territorio. Grandi risultati in Veneto, che vede la larga riconferma di Mario Conte a Treviso e l’ingresso di sei nuovi Comuni tolti alla sinistra, in Lombardia dove, oltre al bis di Sondrio, si passa dai 16 ai 18 sindaci, e nel Lazio, con straordinari risultati del centrodestra al primo turno a Latina, Fiumicino, Terracina, Pomezia”.

 Elezioni comunali, Meloni avanti al primo turno: Schlein spera nell’effetto ballottaggi

In attesa dell’effetto Schlein o dell’onda Meloni, restiamo ancora seduti in attesa di ulteriori segnali. Quelli di ieri non sono bastati e tocca aspettare i ballottaggi del 28 maggio per misurare i risultati delle due leader donne in campi avversi. Per quanto tutti si siano sforzati nel mettere le mani avanti e dire che “questo voto non potrà aggiungere né togliere nulla al quadro politico”, queste amministrative parlano all’agenda dei leader politici. Della destra, della sinistra e del centro. E anche dei 5 Stelle, ovviamente.

Prima di tutto ci dicono che la partecipazione al voto locale tiene in termini di partecipazione più che in quello politico nazionale. Non c’è stato il temuto crollo e l’affluenza si è attestata sul 60 per cento, un punto percentuale in meno. Erano 595 i comuni al voto, circa sei milioni gli aventi diritto e tredici i capoluoghi di provincia. Otto governati dal centrodestra: Imperia, Pisa, Massa, Siena, Sondrio, Treviso, Vicenza e Terni. Cinque dal centrosinistra: Brescia, Ancona, Teramo, Latina e Brindisi.

Imperia è un caso a sé per via di un’anomalia chiamata Claudio Scajola: a 75 anni suonati l’ex ministro dell’Interno ed ex pietra miliare di Forza Italia ha stravinto al primo turno, per la seconda volta di fila, come civico mettendo insieme quella che viene chiamata “la destra a modo e anche molta sinistra”. Insomma, il buon governo delle città senza colori nè ideologie. Uno dopo l’altro tutti i partiti del centrodestra hanno rinunciato al simbolo – ha iniziato Toti, a seguire Forza Italia, Lega e tre settimane fa anche Fratelli d’Italia che difficilmente rinuncia a qualcosa – e hanno appoggiato “Polis” cioè il progetto politico di Scajola che ha strappato più del 60% al primo turno. Il Pd di Elly Schlein aveva benedetto la candidatura di Ivan Bracco, agente della polizia postale e noto per aver più volte messo sotto inchiesta, senza risultati, lo stesso Scajola.

A parte il caso Imperia, sono cinque i capoluoghi che decidono chi vince e chi perde in questa tornata elettorale: Ancona, feudo storico della sinistra e della sindaca Valeria Mancinelli (non ricandidabile) dove la destra non ha mai toccato palla; Brescia governata da dieci anni dal centrosinistra; Vicenza guidata dal centrodestra; Siena e Pisa ex roccaforti del centrosinistra dove il Pd di Elly Schlein dovrà misurare la sua capacità di espansione.

Il centrodestra ha tentato il colpaccio a Brescia. Salvini le ha provate tutte per spingere il suo candidato Fabio Rolfi ma ha fallito e questo avrà contraccolpi sui già precari equilibri di maggioranza. Poco dopo le 18 il caschetto biondo della ex vicesindaco Laura Castelletti, braccio destro di Del Bono nel frattempo eletto in Regione, e sostenuta da Pd e Terzo Polo (ma non dai 5 Stelle) ha potuto dichiarare la vittoria con largo margine. “Auspicavamo questa vittoria – ha detto – e sono fiera di essere la prima sindaca donna di questa città competitiva, solidale, attenta all’ambiente e ai fragili. Siamo capitale nella cultura, nella manifattura e nell’innovazione. In questa città hanno stazionato molti ministri nelle ultime settimane per spiegarci cosa dobbiamo fare (il riferimento è soprattutto a Salvini, ndr). Possiamo dire che le hanno spiegate male e che questa città è abituata ad autodeterminare da sola le proprie”. Nessuno quindi provi a mettere il cappello su questa vittoria. Neppure la nuova segretaria Elly Schlein.

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