Case Green, hanno fatto il calcolo di quanto deve spendere ogni famiglia: il conto finale è salatissimo

Case green, il conto è salato: quanto vi costa la direttiva Ue
Dopo l’approvazione del Parlamento Ue, gli Stati fanno i conti in tasca. In arrivo un salasso per i proprietari di casa

tratto dal blog di Nicola Porro
Non siamo ancora alle battute finali, ma mancano solo le formalità. Dopo il voto favorevole del Parlamento di ieri, avvenuto con il solo voto contrario, per i partiti italiani, di Forza Italia, FdI e Lega, il provvedimento sulle case green verrà approvato dal consiglio dei ministri e infine diventerà operativo.

Qui potete leggere tutte le novità, punto per punto, contenute nella nuova norma.

Ma la domanda è: quanto ci costerà il diktat Ue? Dovremo ristrutturare la nostra bella casetta, su cui abbiamo già investito ingenti somme?

Vediamolo insieme.

La Fillea Cgil ha realizzato una stima: la direttiva europea porterà alla riqualificazione di oltre 500mila edifici pubblici e di 5 milioni di immobili privati, in particolare quelli con le prestazioni più scadenti.

Ognuno di questi edifici, in media, avrà una o più unità immobiliari. Quindi il conto degli appartamenti coinvolti potrebbe salire di molto, magari raddoppiando fino a 10 milioni di unità.

Il discorso riguarda ovviamente le case “usate”, dunque già esistenti, visto che per gli immobili di nuova costruzione la direttiva prevede che dal 2030 debbano essere realizzate garantendo un “impatto zero” sull’ambiente. Per quelli pubblici la scadenza è fissata al 2028.

La direttiva, riferita sempre agli edifici privati, prevede che l’Italia debba ridurre il consumo energetico degli immobili esistenti del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Per quanto riguarda gli edifici pubblici, invece, il 16% di quelli con le peggiori prestazioni andrà ristrutturato entro il 2030 e il 26% entro il 2033.

Cosa significa? Vuol dire che occorrerà fare interventi come introdurre un cappotto termico, sostituire gli infissi, montare nuove caldaie e dotare i tetti di impianti solari.

“Se traduciamo la direttiva in numeri – spiega il leader Fillea, Alessandro Genovesi – con il 55% della riduzione dei consumi energetici che dovrà essere ottenuto tramite la ristrutturazione degli edifici con le prestazioni inferiori, questo vuol dire che entro il 2030 le ristrutturazioni dovranno coinvolgere il 15% degli immobili in classe F e G e, entro il 2033, il 26% degli edifici di classe energetica più bassa. Cioè il 43% degli immobili meno efficienti dovrà essere riqualificato dal punto di vista energetico”. 

L’Europa stima che l’investimento complessivo entro il 2030 sarà di circa 275 miliardi annui, ma se il Superbonus ci ha insegnato qualcosa è che con ogni probabilità il conto sarà destinato a crescere.

In sintesi comunque parliamo di non meno di 152 miliardi di euro all’anno in più rispetto alle risorse attuali. L’Europa non ha garantito finanziamenti dedicati, ma gli Stati potranno attingere dal Fondo sociale per il clima, dal Recovery Fund e dai Fondi di sviluppo regionale. Ci preme ricordare che i soldi non crescono sugli alberi, dunque pure le risorse contenute nei fondi alla fine della fiera restano denari prelevati dalle tasse. Dunque nostri. E che l’Ue ci chiede di utilizzare per “ridurre l’impatto delle abitazioni sull’inquinamento globale”.

Difficile fare una stima precisa. Il Codacons tuttavia stima che “gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici comportano un costo medio compreso tra i 35mila e i 60mila euro ad abitazione, e solo per la sostituzione della caldaia con un modello di nuova generazione la spesa può arrivare in Italia a 16mila euro”.

Tra le norme inserite nella direttiva, infatti, vi è anche l’obbligo entro il 2040 di dire addio alle caldaie a combustibili fossili, mentre dal 2025 verranno aboliti tutti i sussidi su queste tipologie di caldaie.

Per entrare più nel dettaglio, spiega il Codacons, “il cappotto termico, ad esempio, ha un costo medio compreso oggi tra i 180 e i 400 euro al metro quadrato, mentre per gli infissi la spesa varia in media da 10 a 15mila euro”. A questo bisogna aggiungere “una nuova caldaia a condensazione” che, considerata una abitazione da 100 mq, “va dai 3mila agli 8mila euro”, mentre “per l’acquisto e l’installazione di una pompa di calore il costo oscilla tra i 6mila e i 16mila euro a seconda dell’impianto scelto”. Infine, un impianto fotovoltaico sul tetto “la spesa da sostenere è di circa 7.500-10.500 euro, a seconda del tipo di pannelli fotovoltaici utilizzati”.

Da qui il conto finale che oscilla tra i 35mila e i 60mila euro per una casa da 100 metri quadri. Non solo. Queste misure rischiano di avere effetti tremendi sul mercato immobiliare, portando ad una svalutazione del 40% degli immobili che non saranno oggetto di riqualificazione.

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