Sacro siero, ricordi che avevano detto che sarebbe stato aggiornato? Arriva il contrordine compagni: funzionicchia ma solo per tre mesi. Siamo ltre le comiche, eppure in milioni si abbeverano ancora dai finti scienziati

Vaccino corto: perché dura solo tre mesi la protezione dal Covid
Il Centro per la prevenzione delle malattie svela: la protezione vaccinale dura solo tre mesi. Garattini: «Aggiornamenti fatti troppo in fretta»

di Paolo Russo per La Stampa
ROMA. Mentre il Covid miete più morti e oramai quasi un ricoverato su dieci è positivo al virus, uno studio europeo svela che il timer dei vaccini fa suonare l’allarme dopo soli tre mesi, passati i quali crolla la copertura sia rispetto al rischio di morte che di finire in ospedale. A rivelarlo è l’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione delle malattie. Numeri allarmanti, che non devono però spingere a ritrarre il braccio, ma al contrario a convincere gli ultraottantenni a mantenere alta la copertura con richiami ripetuti periodicamente.

Lo studio è stato condotto sulla popolazione over 50 di sei Paesi europei. L’efficacia iniziale della terza dose rispetto al rischio di ospedalizzazione è stata di circa il 50% ma l’effetto è nettamente diminuito dopo 12 settimane per diventare quasi nullo dopo 24, con stime di efficacia tra il 13 e il 17%. Percentuali di protezione più o meno simili si sono rilevate anche per la mortalità. Con la quarta dose la protezione subito dopo la somministrazione sale tra il 76-79% contro il rischio di ricovero e al 76-85% contro quello di morte. Ma dopo 12 settimane la copertura già cala tra il 33 e il 49% contro il pericolo di ricoverarsi e tra il 50 e il 63% contro il decesso. Percentuali che scendono ancora di più per gli ultraottantenni.

L’efficacia della quinta dose è stata invece testata solo tra gli over 80 in Portogallo e Belgio. Poco dopo la puntura l’efficacia rispetto alla ospedalizzazione è risultata pari al 72%, per scendere quasi a zero dopo circa tre mesi (12 settimane). La barriera protettiva del vaccino rispetto al pericolo di morte arrivati alla quinta dose è stata inizialmente del 64% ma tra le 12 e le 24 settimane è andata rapidamente calando fino a scendere ad un quasi insignificante 3%.

«La durata della protezione limitata a 12-24 settimane – spiega Giuseppe Remuzzi, direttore dell’istituto di ricerca farmaceutica Mario Negri – è dovuta al fatto che in questo arco di tempo l’Rna sul quale si basano i vaccini si degrada inesorabilmente. In futuro ci si augura che l’efficacia possa prolungarsi nel tempo ma non è una cosa che si faccia dall’oggi al domani. Però nel valutare i dati dell’ottimo lavoro dell’Ecdc – conclude – dobbiamo considerare che si riferiscono alla sola protezione degli anticorpi, ma a offrirci una ulteriore copertura contro gli esiti più gravi c’è anche la memoria immunitaria delle cellule».

«L’ultimo vaccino della Pfizer – afferma a sua volta Silvio Garattini, «padre» del Mario Negri – è in sostanza simile a quelli che lo hanno preceduto e non è in armonia con le varianti ora dominanti. Anche se – aggiunge – la stessa Pfizer si è fatta ben remunerare questo aggiornamento condotto in poco tempo, portando il prezzo della dose da 14 a 20 euro».

Se l’Ecdc conclude l’indagine invitando i grandi anziani a vaccinarsi con più frequenza, in Italia sia loro sia i fragili in genere si tengono sempre più alla larga dal nuovo antidoto. Al 30 novembre è stata finalmente superata la soglia del milione di somministrazioni sulle 20 milioni che si sarebbero dovute fare, ma nell’ultima settimana le vaccinazioni invece di accelerare sono ancora calate da 191 mila a 167 mila.

Questo mentre il Covid, oltre che più contagi, inizia a fare anche più morti e ricoveri. Il monitoraggio settimanale a cura dell’Iss conta oltre 52 mila casi nell’ultima settimana con un aumento pari al 16,1% rispetto alla precedente. Ma a preoccupare sono i decessi (291, più 23,8%) e le ospedalizzazioni, con il tasso di occupazione dei letti nei reparti ordinari passato in soli sette giorni dal 7,7 al 9,2%, mentre quello delle terapie intensive è salito dall’1,5 all’1,9%. Continuando di questo passo sotto Natale solo per il Covid potremo finire per avere almeno il 15% dei letti nei reparti di medicina occupati da pazienti che richiedono anche l’isolamento. E se a questi si aggiungeranno, come avviene ogni anno, anche quelli dell’influenza ancora poco in circolazione, ecco che diventerebbe reale il rischio stress per gli ospedali paventato dall’ex direttore della Prevenzione al ministero della Salute, Gianni Rezza.

«L’influenza non fa 300 morti a settimana e i casi di Covid sono in aumento», ammonisce Garattini. Che invita fragili e anziani a indossare di nuovo le mascherine alle quali sembrano allergici gli esperti che strizzano l’occhio alla premier Meloni. —

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1 comment
  1. Imbroglioni! Garattini servo del sistema io vorrei sapere se i suoi figli sua moglie lui stesso ha preso il sacro siero che per la verità mi sembra che neanche gli onorevoli l’abbiano fatto ,visto che nessuno di loro è stato male , Morto mentre conosco tante persone che l’hanno fatto e stanno male E alcune sono addirittura morte . d’altra parte visto che questo roboante Istituto e ‘figlio suo, come si dice a Napoli ogni scarrafone è bello a mamma sua.

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