“Io non starò mai zitta, non mi farete mai tacere” La reazione della sorella di Giulia alla notizia dell’arresto in Germania del codardo assassino

Catturato Filippo Turetta: era in Germania, fermo a bordo della Grande Punto nera, le luci spente a bordo autostrada. Finisce la fuga, dopo otto giorni, del 22enne su cui pendono sospetti schiaccianti per l’omicidio di Giulia Cecchettin, il cui cadavere straziato è stato ritrovato ieri, sabato 18 novembre, in un canalone a lato del lago di Bracis, in provincia di Pordenone. Ora, si attende l’estradizione di Turetta, su cui pende un mandato di cattura internazionale.

Una vicenda agghiacciante, che pone interrogativi, che fa male. Una vicenda affrontata da Gino Cecchettin, padre di Giulia, con una dignità che colpisce, davanti alla quale ci si può solo inchinare. “Il dolore è tanto, inimmaginabile, atroce. Una parte di me che se ne va. Aveva solo 22 anni… una vita davanti spezzata, senza un motivo logico. Posso capire una malattia, un incidente, ma questo è il modo più inconcepibile. Non te ne fai una ragione. Ma devo essere forte, per gli altri ragazzi, Elena e Davide. Devono, dobbiamo ripartire. Erano tre fratelli unitissimi”, ha detto Gino a Repubblica.

Ma parla anche Elena Cecchettin, la sorella di Giulia, molto presente sui social e sui media in questi drammatici giorni di ricerca. E il suo è uno sfogo furibondo, pieno di rabbia e dolore: “Io non starò mai zitta, non mi farete mai tacere“, ha scritto su Instagram poche ore dopo l’arresto di Turetta. Già ieri, Elena aveva sfogato tutta la sua rabbia: “È stato il vostro bravo ragazzo“, aveva scritto sempre sui social riferendosi a Filippo Turetta e a chi come “bravo ragazzo”, appunto, lo descriveva.

Nel frattempo, davanti a casa dei Cecchettin a Vigonovo, si assiste a scene toccanti, una solidarietà commovente. Un bambino piccolo ha portato tenendola tra le mani una foto di Giulia Cecchettin e preso in braccio dal papà la ha appesa sul cancello. È stato proprio il bambino a esprimere il desiderio di portare la foto della giovane uccisa. Un gesto che – secondo il papà, un vicino di casa della famiglia Cecchettin – è importante “per insegnargli a essere uomo per far sì che queste cose non succedano più. È l’unica cosa che possiamo fare”, ha spiegato ai cronisti. Con il suo bambino tra le braccia ha espresso il dolore di non essere “riuscito a proteggerla. La sera usciamo sempre con il cane tardi, quella sera siamo usciti prima” e si chiede se “forse avremmo potuto salvarla”, ha concluso con tormento.

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