Pupo stavolta lo fa per davvero! Giudice a titolo gratuito al Festival di Minsk, in Bielorussia: la grande lezione di un vero artista libero

Estratto dell’articolo di Alberto Pierini per “QN – la Nazione”

“Sono qui gratis e solo per fare il mio lavoro: sono qui perché sono un uomo libero”. Enzo Ghinazzi, per tutti Pupo, è a un festival, impegnato a valutare i nuovi talenti della musica pop. Normale? Sì ma il festival si chiama “Slavianskij Bazar di Vitebsk“ ed è a Minsk, nel cuore della Bielorussia, ai confini della guerra. E la polemica riesplode.

Enzo, ma perché ha detto sì a questo invito?

“È un festival alla stregua di Sanremo, ha 35 anni di vita, è la terza volta che partecipo come ospite internazionale. Una gara tra giovani cantanti di mezzo mondo”.

Ma siamo nel paese presieduto da Lukashenko, il grande alleato di Putin..

“Non lo conosco, non l’ho minimamente incontrato. Sono qui solo perché invitato dal presidente del festival, un raffinato conoscitore di musica”.

Eppure un mese fa aveva rinunciato ad andare al Cremlino per ‘Road to Yalta’…

“Sì, dopo lunga riflessione. Era un evento nel quale si celebrava la canzone di guerra: io ci sarei andato con una canzone di pace ma ho voluto evitare equivoci”.

E stavolta? Cosa glielo ha fatto fare sapendo che avrebbe comunque scatenato una bagarre?

“Mi trovo qui a fare il mio mestiere di cantante e musicista. Una pura scelta professionale. Lo farei anche per Sanremo ove mi invitassero. Non sta a me prendere parte politica. Devo la mia popolarità agli ucraini, ai russi, ai bielorussi…si può essere neutri?”.

Anche se in questa guerra c’è un aggressore e un aggredito?

“Il mondo non si divide in buoni e cattivi. È una nuova semplificazione […]. Mi guarderei bene dal dare oggi un giudizio drastico, sarà la storia a darlo”.

Ma Pupo da che parte sta?

“Dalla parte di chi aspetta solo che arrivi la pace tra russi e ucraini. […] sono due popoli fratelli e questa divisione deve finire”.

[…] E le contestazioni?

“Neanche mio padre si permetteva di dirmi cosa dovessi fare. Non ho intenzione di cedere ad alcun ricatto. Vivo da sempre come un uomo libero, nel rispetto delle mie idee e di quelle degli altri”.

Anche se dividono..

“Non importa che diano fastidio agli odiatori da tastiera: c’è chi dice che non dovrei più lavorare nè con Rai nè con Mediaset, questi sono ricatti…”.

[…] E se incontrasse Lukashenko?

“Gli direi le stesse cose, non cambio secondo gli interlocutori. Nella mia città, Arezzo, dopo l’inizio della guerra mi presentai in scena con due grandi foto, una di Mosca e una di Kiev. Sono sempre lo stesso di quella sera”.

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