Quando gli Usa imposero all’Ucraina tre ministri americani per controllarli al meglio: quello che troppi non sanno o dimenticano. Una ingerenza che non aveva mai avuto precedenti nella storia delle democrazie

Vi riportiamo integralmente questo articolo del giornale all’epoca diretto dal sciura Sallusti. Qui sotto trovate l’eloquente titolo e la data.

di Gian Micalessin per Il Giornale

I dicasteri chiave del nuovo esecutivo affidati a tre naturalizzati. Per combattere meglio Putin. E senza che nessuno gridi al golpe.

L’avesse messo in piedi un alleato di quel cattivone di Vladimir Putin non staremmo certo qui a discuterne. Bruxelles e Washington ne avrebbero giĆ  denunciato l’illegalitĆ . E i principali media europei e statunitensi farebbero a gara nel definirlo un impresentabile governo fantoccio al servizio di una potenza straniera. Ma si tratta di un esecutivo nato con la benedizione di Obama, di Angela Merkel, dell’Unione Europea e sotto la direzione del presidente ucraino Petro Poroshenko, un’ex oligarca del cioccolato tenuto in gran conto tra Washington, Bruxelles e Berlino.

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Dunque tutti preferiscono non farci caso. Il fatto che il 2 dicembre Poroshenko e il suo premier Arseniy Yatsenyuk abbiano varato un nuovo governo consegnando il dicastero delle finanze a Natalie Jaresko, un’ex funzionaria del Dipartimento di Stato americano trasformata in cittadina ucraina con un decreto d’urgenza non sembra incuriosire nessuno. Nessuno, del resto si chiede neppure perchĆ© la poltrona dello sviluppo economico e del commercio sia finita a Aivaras Abromavicius, uno specialista di investimenti in mercati emergenti proveniente, guarda caso, da quella Lituania pronta a rifornire Kiev di armi e munizioni per consentirle di fronteggiare i rivoltosi filo russi delle regioni orientali. E altrettanto normale deve apparire anche la nomina alla SanitĆ  del giorgiano Aleksandre Kvitashvili, giĆ  ministro di quel presidente Mikheil Saakashvili che nel 2008 causĆ² lo scontro con la Russia nel maldestro tentativo di riprendersi l’Ossezia del sud. Insomma la nascita di un governo ucraino con ben tre poltrone chiave, tra cui due dicasteri finanziari fondamentali per il futuro del paese, ad altrettanti stranieri naturalizzati ucraini (anche per il lituano e il georgiano ĆØ giĆ  scattato il decreto di cittadinanza) viene considerata assolutamente normale. Certo per accettarla ci vuole tutta la compiacente benevolenza di una grande stampa europea e statunitense pronta sul caso Ucraina a mettere da parte qualsiasi pretesa di obbiettivitĆ .

Nella tripletta di proconsoli chiamati a sorvegliare e ratificare l’operato di Petro Poroshenko e del suo premier la presenza piĆ¹ imbarazzante ĆØ senza dubbio quella della signora Natalie Jaresko. Anche perchĆ© l’americana Jaresko dopo aver lavorato negli anni 90 per l’ambasciata americana a Kiev ed esser diventata la responsabile di Western NIS Enterprise Fund, un’organizzazione incaricata dal Dipartimento di Stato di finanziare le imprese private in Ucraina, ha utilizzato gli stessi fondi da lei distribuiti per metter in piedi una societĆ  d’investimenti chiamata Horizon Capital. Insomma prima di venir promossa ministra dell’Ucraina ĆØ riuscita nella non facile operazione di finanziare una propria societĆ  con i fondi della Ā«Western NIS Enterprise FundĀ» affidatigli dal Dipartimento di Stato Americano. Un’operazione del genere in America le sarebbe costata almeno un’accusa di Ā«inside tradingĀ».

In Ucraina invece nessuno sembra averci fatto caso. Anche perchĆ© l’alchimia finanziaria rientrava probabilmente nella vasta operazione d’investimenti costata oltre 5 miliardi e destinata, come ammesso tempo fa dal vice segretario statunitense per gli affari europei Victoria Nuland, a strappare Kiev dall’orbita sovietica. L’inserimento nel neonato esecutivo ucraino del lituano Aivaras Abromavicius non ĆØ meno imbarazzante. Anche perchĆ© la scelta di questo secondo vicerĆ© ĆØ arrivata subito dopo la visita a Kiev del presidente lituano Dalia Grybauskaite. Una visita durante la quale ĆØ stata annunciata la disponibilitĆ  di Vilnius a rifornire l’Ucraina di armi e munizioni per combattere i militanti filo russi delle regioni orientali. Regioni che la presidente lituana Grybauskaite non ha esitato a definire Ā«stato terroristaĀ» nel corso della conferenza stampa congiunta con Poroshenko.

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