Ricordate la foto del giovane americano bendato dopo l’arresto per l’omicidio di un carabiniere? La giustizia ha perso anni per poi assolvere tutti

Estratto dell’articolo di Valeria Di Corrado per “il Messaggero”

Il bendaggio subito da Gabriel Natale Hjorth nella caserma di via In Selci, dopo essere stato fermato il 26 luglio 2019 per il brutale assassinio del vice brigadiere dell’Arma Mario Cerciello Rega, «non costituisce reato» secondo la prima sezione penale della Corte di appello di Roma.

Ieri i giudici – accogliendo la richiesta del pg – hanno assolto Fabio Manganaro, il carabiniere che il 24 febbraio 2023 era stato condannato in primo grado a due mesi di reclusione (pena sospesa) con l’accusa di aver imposto al turista italo-americano una «misura di rigore non consentita dalla legge».

Il giudice del Tribunale monocratico Alfonso Sabella aveva disposto anche un risarcimento di 5mila euro in favore del giovane. Aveva fatto il giro del mondo la foto del ragazzo biondo con un foulard sugli occhi, la testa piegata e le mani legate dietro la schiena.

Nel frattempo, dopo tre gradi di giudizio e un processo d’appello bis ancora in corso, a Natale Hjort sono stati inflitti 22 anni di carcere per aver concorso nell’omicidio di Cerciello, materialmente assassinato dal suo amico e connazionale Finnegan Lee Elder, condannato a 24 anni.

«Questa sentenza deve essere letta e quando ci saranno le motivazioni dovrà essere approfondita dall’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dall’ex comandante generale Giovanni Nistri che per primi ebbero a condannare, senza nemmeno approfondire e attendere gli esiti processuali, l’operato di un militare che in 25 anni di servizio ha onorato l’Arma», ha commentato l’avvocato Roberto De Vita, difensore di Manganaro.

«Questa pronuncia ristabilisce quella fiducia verso la giustizia che con le conclusioni del pm in primo grado e con la sentenza del giudice monocratico si era smarrita», ha concluso il penalista.

[…] «Attendiamo ovviamente di leggere le motivazioni della Corte ma – ha osservato l’avvocato Francesco Petrelli, legale di Gabriel Natale Hjorth – lascia certamente stupiti la riforma di una sentenza motivata diffusamente in fatto e in diritto che aveva correttamente stigmatizzato un trattamento abusivo umiliante e degradante quale era il bendaggio del giovane sospettato, non giustificato da alcuna differente finalità».

«Tutti i militari sentiti nel corso del processo avevano affermato di non avere mai assistito nel corso della loro carriera a simili trattamenti. Questa decisione appare come un passo indietro nell’affermazione dei diritti e delle garanzie delle persone private della libertà», ha sottolineato il penalista. […] «Una volta portato in caserma mi hanno ammanettato e bendato – aveva riferito Natale Hjorth in un’udienza – Mi dicevano “hai i minuti contati”. Dopo mezz’ora, un’ora, mi hanno tolto la benda e davanti a me c’era Andrea Varriale (il collega di Cerciello, testimone oculare del delitto) che mi chiese se lo riconoscevo. Ero in pessime condizioni, stanco, spaventato e mi sentivo svenire».

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