Il professor Sapelli si scaglia contro i criminali di Bruxelles: non hanno idea delle conseguenze che porterebbe la scellerata idea di finanziarie una folle guerra requisendo le risorse finanziare russe depositate nei conti europei

Requisire le risorse finanziarie russe, emettere debito comune per la difesa: sono tutti passi di chi non vuol la pace, ma la guerra con Mosca

di Giulio Sapelli per Il Sussidiario

Il panico dilaga nellā€™eurocrazia. La burocrazia celeste deve essere caduta in una sorta di vertigine che fa rivoltare nella tomba i regolatori hegeliani che sulle orme di KojĆØve e poi dei vari Delors hanno costruito quel senso di impunitĆ  e di suprema arroganza che pervade i confezionatori di dossier preparatori delle riunioni a cui con regolaritĆ  si apprestano le classi politiche europee. Solo cosƬ si puĆ² spiegare che sia giunta sui tavoli delĀ Consiglio europeo di giovedƬ e venerdƬ la proposta di requisire le risorse finanziare russe depositate in conti esteri.

Si stima che grazie ai multipli se ne possano ricavare centinaia di miliardi di euro. Non si puĆ² non trasecolare. Vorrebbe dire alienare, dallā€™Europa tutta, qualsivoglia investimento e qualsivoglia deposito di capitali extraeuropei scatenando tutte le corti di giustizia, tutte le istituzioni di quella giustizia dei mercanti su cui i teorici dellā€™arbitrato internazionale hanno scritto pagine indimenticabili. Vorrebbe dire condannare tutti gli Stati europei a divenire dei paria finanziari che espropriano capitali e risorse e di cui, quindi, non si fiderebbe piĆ¹ nessuno. Una vera e propria catastrofe.

Comprendete bene cheĀ lā€™economia di guerraĀ ĆØ divenuta una sorta di nuova politica comune europea come la PAC e i vari Recovery fund che sono dilagati dopo la pandemia. La mutualizzazione dei debiti serve alla costruzione di unā€™intensificazione dellā€™impegno militare a fianco dellā€™Ucraina, dicono i macroniani a oltranza. Ma non si tratta solo di questo. Si tratta di lacerare indefinitamente ogni possibilitĆ  di trattativa con la Russia imperiale espropriandone le risorse. Rimarrebbe solo la guerra, mentre ā€“ come ho cercato di dimostrareĀ la scorsa settimanaĀ sulle pagine di questā€™area di libertĆ  che ĆØĀ Ilsussidiario.netĀ ā€“ fermare la guerra ĆØ possibile purchĆ© non si instauri un gioco a somma zero dove non cā€™ĆØ trattativa possibile.

Anche con gli aggressoriĀ si puĆ² e si deve trattare. Ma espropriarne le risorse implica creare le condizioni non solo per continuare la guerra, ma per aumentarne la pericolositĆ  e lā€™intensitĆ .

E che dire poi dellā€™Europa patria del diritto, quando si giunge a discutere di calpestare la fonte della possibilitĆ  dellā€™equilibrio e della dispersione delle tensioni internazionali: ossia la circolazione dei capitali, che puĆ² sƬ incentivare il conflitto con la concorrenza che puĆ² farsi conflitto militare, ma che di questā€™ultimo puĆ² anche essere un ostacolo formidabile, tenendo fluidi i canali di comunicazione tra i lottatori quale che sia lā€™intensitĆ  della battaglia.

Le guerre si possono e devono fermare. Basta non affidarsi alla burocrazia celeste dellā€™UE

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