L’ANPI come la mafia! A Bologna si permettono di invitare i commercianti a tenere chiuso per ‘rispettare’ il 25 aprile. Siamo tornati ai tempi di Peppone

Non bastavano le polemiche di qualche giorno fa, scatenate dall’ordinanza del sindaco Pd di Bologna, Matteo Lepore, con cui si impone la chiusura alle 19 delle attività commerciali della zona del capoluogo emiliano in cui si svolgeranno le celebrazioni del 25 aprile… In queste ore, infatti, a corredo dell’ultimo pregresso, arriva anche il perentorio “invito” dell’Anpi ai commercianti, ai quali gli ex partigiani dell’associazione chiedono con veemenza di abbassare le saracinesche dei negozi per tutta la giornata perché la la ricorrenza segnata in rosso sul calendario «sia dedicata all’antifascismo, e non al profitto». È quanto sostenuto in un appello che, con toni burberi e frasi tutt’altro  che di circostanza, Anna Cocchi, presidente dell’Anpi Bologna, ha indirizzato ai negozianti bolognesi, chiedendo per il 25 aprile la chiusura di tutti gli esercizi commerciali definiti «servizi non essenziali».

25 aprile, il diktat dell’Anpi ai commercianti

Dunque, con buona di Confesercenti e degli addetti ai lavori chiamati in causa, l’Anpi entra a gamba tesa su una questione delicata. Una vexata quaestio a cui nei giorni scorsi ha dato una spallata l’amministrazione di centrosinistra che, non a caso, alla fine ha scelto di rimodulare la sua decisione: procrastinando l’orario di chiusura alle 19.30 per quella specifica zona del territorio comunale coinvolta dai “festeggiamenti”. Un’area entrata nel mirino delle polemiche a causa del primo cittadino dem e della sua ordinanza.

25 aprile, Anpi Bologna: «Troppi negozi aperti, chiudano»

Una situazione ad alta temperatura polemica, che l’appello ultimativo dell’esponente dell’Anpi di Bologna ha contribuito a rendere incandescente, affermando sul punto all’ordine del giorno: «Il 25 aprile è una di quelle date che nei calendari sono segnate in rosso. Non si va a scuola, non si va a lavoro e gli uffici sono chiusi. Troppi esercizi commerciali resteranno aperti, non si tratta di servizi essenziali che devono essere garantiti, ma solo di favorire lo shopping. Tutto qui».

La reazione politica al diktat dell’Anpi

La mossa dell’Anpi di colpevolizzare in qualche modo chi vorrebbe tenere aperta l’attività e lavorare. E penalizzare semmai, con una chiusura imposta dall’alto, i commercianti, non è certo passata inosservata sul fronte dei negozianti locali. E da lì il dibattito, sempre più infuocato, si è automaticamente spostato in ambito politico. Dove, come riporta il sito de Il Giornale in un dettagliato servizio, si è registrata la reazione indignata del capogruppo del Carroccio in consiglio comunale, Matteo Di Benedetto.

«Libertà per i commercianti di fare il loro lavoro, al di là di ogni pregiudizio dell’Anpi»

Il quale, sul punto prima ha sostenuto: «L’Anpi suggerisce di chiudere i negozi il 25 aprile perché altrimenti si tratterebbe di pensare al profitto. Ci vuole rispetto per i commercianti e per chi lavora». Quindi ha sottolineato: «Chi decide di tenere aperta la propria bottega evidentemente ne ha bisogno. Giudizi approssimativi sulle intenzioni altrui non sono esattamente propri di uno Stato liberale e antifascista». Concludendo con una stoccata in cui rilancia: «Libertà per i commercianti di fare il loro lavoro, al di là di ogni pregiudizio dell’Anpi».

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