“Se Meloni non si fosse adeguata ai poteri forti internazionali, sarebbe durata quanto un gatto in autostrada” Alessandro Meluzzi ed il racconto rassegnato dell’involuzione di Giorgia Meloni, da paladina del sovranismo a Presidente di una colonia Usa

Estratto dell’articolo di Tommaso Rodano per “il Fatto quotidiano”

Ex deputato e senatore, ex massone, psichiatra, criminologo, protagonista di performance indimenticabili nei meandri del trash televisivo e radiofonico, propugnatore di complottismi e teorie della destra alternativa, autoproclamato “Primate della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala”. Tutto questo è Alessandro Meluzzi, tornato alle cronache per un libro firmato assieme alla premier, Giorgia Meloni.

Correva l’anno 2019 e i due davano alle stampe Mafia nigeriana. Origini, rituali, crimini, un concentrato di notizie frammentarie e stereotipi razzisti. […]

D’altra parte, ai tempi, le teorie di Meluzzi venivano rilanciate sui social di Fratelli d’Italia. “L’incontro con Giorgia nacque da un video girato da Guido Crosetto nel mio studio di Torino, nel 2019”, ricorda Meluzzi. Ironicamente fu proprio Crosetto – oggi in barricata contro un altro libro imbarazzante, quello del generale Roberto Vannacci – il trait d’union per la collaborazione letteraria. “Era il periodo dell’omicidio di Pamela Mastropietro e scaturì l’idea di scrivere un libro insieme”.

Dica la verità: è tutta farina del suo sacco, Meloni c’entra poco.

“Ma no, con Giorgia parlammo e discutemmo a lungo del tema, lei poi ha scritto la prima parte, con l’introduzione”.

Nel libro insistete sulla “sostituzione etnica”, un concetto imbarazzante.

“È nei documenti dell’Onu, dove si spiega che il crollo demografico dell’Europa dovrà essere colmato da una grande migrazione. L’Italia è un Paese morente, in natura i vuoti vengono riempiti”.

Quando Lollobrigida ha citato la sostituzione etnica, ha scatenato un putiferio. Meloni ora ha un profilo diverso, no?

“[…] Non le so dire se condivide il pensiero del cognato oppure no. In ogni caso su questo tema, come su molti altri, l’Italia non può decidere alcunché: è una colonia angloamericana dal settembre 1943”.

Ammetterà che Meloni, rispetto a quando era sua amica, ha fatto un bel lifting politico, no?

“Giorgia Meloni deve fare il presidente del Consiglio, sebbene di una colonia… Io certo non lo farei, non ne avrei la statura politica e diplomatica”.

Non si butti giù.

“Se Meloni non si fosse adeguata ai poteri forti internazionali, sarebbe durata quanto un gatto in autostrada”.

A quali poteri si riferisce?

“Ha scelto di partecipare all’Aspen Institute e di stare, come Crosetto, nel club di Rockefeller, di quelli che decidono le sorti del mondo in cui viviamo […]”

[…] Lei quindi si aspettava che Meloni proseguisse il lavoro di Draghi?

“Anche Draghi era un esecutore di quello che le centrali finanziarie anglosassoni hanno deciso per l’Italia. Si chiama realpolitik: Meloni ha capito quello che si deve fare per governare a lungo la colonia italiana”.

Scrivete che la Chiesa è “la principale agenzia di un migrazionismo incontrollato”. Imbarazzante.

Meloni non può dirlo più. Ma forse può pensarlo (ride).

Gli africani sono cannibali e stregoni?

“Sono rituali descritti in diverse inchieste sulla mafia nigeriana, non perché siano dei selvaggi, ma perché ogni mafia ha i suoi riti. Quella siciliana scioglie le sue vittime nell’acido, quella nigeriana le fa a tocchetti”.

Che ne pensa del caso Vannacci?

“Ha fatto un manualetto dove sostiene cose molto semplici e largamente condivisibili. Vale anche per lui quello che scrive G. K. Chesterton, grande intellettuale cattolico: ‘Verrà un tempo nel quale, per dire che le foglie sono verdi in primavera e le pietre sono grigie, bisognerà brandire la spada’”.

Salvini difende Vannacci, il suo amico Crosetto no.

“Sono solo manovre preelettorali. Crosetto in questo momento è il prolungamento di Mattarella, in un certo senso: è il garante dei rapporti internazionali dell’Italia. Lo conosco da quarant’anni, da quando faceva il sindaco di Marene (Cuneo), lo chiamo Cruset. È sempre stato un democristiano”.

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