“Adesso che Berlusconi è morto, sapete cosa fate?” Enrico Mentana, demolisce Elly Schlein e l’intera feccia rossa: perché sono finiti

E ora la sinistra di cosa si occuperà? La domanda se la pone Enrico Mentana che, in un post fiume apparso su Facebook, lancia una frecciata a Pd e compagni. Il riferimento è alla morte di Silvio Berlusconi, nemico per eccellenza degli esponenti rossi. “Quando Silvio Berlusconi ‘scese in campo’ la sinistra era il luogo della difesa dei più deboli, il Pds (allora si chiamava così) era il partito più votato nelle periferie urbane e tra gli operai, nella prospettiva di una maggiore giustizia sociale e nella tutela delle conquiste già raggiunte da quella parte della sinistra che aveva partecipato ai governi del paese. Trent’anni dopo le forze della sinistra sono del tutto minoritarie nelle periferie e tra i ceti più deboli, e invece sono maggioritarie nei centri storici delle grandi città”, è l’esordio tutt’altro che al miele di quella sinistra che ha passato ben “sei lustri a combattere il ‘cavaliere nero'”.

Addirittura – prosegue – “ne hanno trasformato connotati e rappresentanza sociale. Non è successo solo in Italia, certo. Ma qui da noi più che altrove quelle forze hanno offuscato la loro tradizionale ragion d’essere, nell’illusione che bastasse la contrapposizione antropologica alla destra ricca, potente e prepotente di Berlusconi”. Poi i compagni sono arrivati a governare insieme a Forza Italia “nell’interesse del paese’, per poi essere sistematicamente punite dagli elettori”. Insomma, l’antiberlusconismo non è bastato e ora Pd e non solo si trovano “senza elaborazione di una linea alternativa, senza una narrazione di futuro”.

Da qui il lecito quesito, una stoccata dritta dritta ai vertici dem: “Quali sono gli obiettivi della sinistra di oggi? Che futuro indica? Come spiega a se stessa la sconfitta storica del settembre scorso? Per quest’ultima domanda la risposta è facile: non la spiega. Non c’è stata riunione o assemblea in cui si sia discusso sull’argomento. Ma se non ti votano le periferie, se non ti seguono i ceti più disagiati, se fai incetta di voti nei quartieri alti qualche quesito te lo dovrai pur porre, o no?”. E pensare che “si è già visto che il nuovo riflesso identitario, quello più classico antifascista nei confronti del ‘melonismo’ non può bastare, allo stesso modo del precedente, e anzi di più, perché la premier non ha conflitti di interessi, strapotere economico, imperi mediatici”. E, nel tentativo di svegliare Elly Schlein, il direttore del Tg La7 la chiama in causa: “Il lavoro che ha davanti a sé Elly Schlein è immane: costringere a studiare, a discutere, a costruire una linea compiuta un partito che sempre si è illuso che le cose tornassero a posto da sole”.

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