Picco di tumori tra i giovani: l’Asl di Verona prima lancia l’allarme, poi si copre di ridicolo trovando immediatamente una scusa per giustificare la causa di questi numeri terrificanti

Picco di tumori, in aumento i casi tra giovani veronesi. I medici: «Evitare comportamenti e abitudini malsane»

Francesca Russo: «Dati preoccupanti, la media si è molto abbassata». Nel 2023 le diagnosi di neoplasie in città sono state 13.600, più di 54 al giorno di cui 8.622 sono state trattate in sala operatoria riducendo il rischio di mortalità
di Camilla Ferro per L’Arena

I tumori tra i giovani sono in crescita. Studi scientifici confermano l’aumento delle diagnosi di neoplasie nelle fasce anagrafiche più basse della popolazione. A lanciare l’allarme è la dottoressa Francesca Russo, responsabile della Prevenzione del Veneto. «Dati preoccupanti supportati da evidenze epidemiologiche e dalla ricerca», spiega, «confermano che ci si ammala di cancro non più solo ad una “certa età“, la media si è molto abbassata ed è un trend pericoloso. Che va prima fermato e poi invertito».

E ricorda, soprattutto agli adolescenti e a chi è poco più grande: «Siamo noi i primi responsabili della nostra salute. Certi comportamenti e certe abitudini malsane hanno conseguenze gravi».

Le cause dell’aumento dei casi di tumore tra i giovani

C’è più attenzione diagnostica per cui la malattia oncologica si scopre di più che in passato, ma il responsabile maggiore dello scatto all’insù dei casi di cancro tra giovani e under 50 è lo stile di vita non corretto.

«Sono quattro, fondamentalmente, i fattori di rischio», elenca Russo, «fumo, alcol, cattiva alimentazione e sedentarietà». I giovani sono i primi ad abusarne.

La situazione a Verona

Anche l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata registra numeri con il segno più. Nel 2023 sono state 13.600 le diagnosi di neoplasie (nel 2022 erano 13.464 e nel 2021 ancora meno, 12.694), significa 54,4 diagnosi al giorno. Sono state 8.622 quelle trattate in sala operatoria, quasi 400 in più delle 8.275 del 2022 e circa mille in più delle 7.752 di tre anni fa.

Riduzione della mortalità

L’anno scorso in Auoi gli interventi chirurgici sono stati 33 ogni giorno. «In questo quadro generale», spiega il professor Michele Milella, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oncologia dell’Aoui, «va detto che, se da un lato è aumentata l’incidenza di casi, dall’altro si è ridotta la mortalità. Ed è in continuo cambiamento anche la proporzione tra tipologie di cancro: alcuni crescono, altri calano, alcuni rispondono meglio alle terapie di altri».

Un esempio: «Il tumore del polmone nella donna continua a crescere, nei maschi no. Perchè? Colpa del fumo, sono di più quelle che non smettono e quelle che iniziano anche tardi ad avere il vizio».

L’allarme sui giovani? Milella conferma: «La gente si controlla di più, partecipa agli screening, soprattutto dopo il Covid. Questo comporta un innalzamento di casi nelle fasce di popolazione un tempo meno controllate. Un terzo dei nostri pazienti ha tra i 20 e i 50 anni. La metà si colloca tra i 50 e i 70 anni».

E spiega che il cambiamento nell’epidemiologia riflette il peggioramento degli stili di vita: «Non viviamo più alla mediterranea ma all’occidentale: sedentarietà, alimentazione ricca di grassi animali, inquinamento ambientale, fumo e alcol sono i peggiori nemici della salute».

L’oncologo lo sottolinea: «I giovani pazienti sono spesso fumatori che fanno il pieno di superalcolici nel fine settimana: è la tragedia del binge drinking, una moda che aumenta notevolmente il rischio di malattia».

Malati a 20 anni

Ha solo 22 anni il ragazzo a cui ha appena diagnosticato una forma rara di cancro al fegato. «Per fortuna un caso sporadico», sospira, «ma che va di pari passo con quelli più frequenti come, ad esempio, il tumore ai testicoli tipico tra i 28-35 anni. Per queste ed altre neoplasie, essendo un centro di riferimento oncologico nazionale, vediamo gente da tutta Italia tra i 25 e i 45 anni, pazienti che proprio perchè giovani hanno bisogno di un approccio particolare, multidisciplinare, con grande attenzione all’aspetto psicologico».

Perchè «chi sopravvive ha una prospettiva di vita lunga, con progetti di maternità e paternità da tenere in considerazione. E chi invece non arriva alla guarigione, deve comunque poter cronicizzare in modo efficace la patologia e noi abbiamo terapie e tecnologia che possono dare questa prospettiva».

ll tumore nei bambini

In Azienda Ospedaliera i letti dell’Oncoematologia Pediatrica sono sempre pieni. «In questo momento i 9 posti del reparto sono tutti occupati, in più abbiamo due bambini ospitati temporaneamente in un’altra unità», spiega il direttore, il professor Simone Cesaro.

«La tendenza all’aumento c’è anche per noi», conferma, «anche se è più complicato quantificare in quanto qui trattiamo patologie costituzionali legate al Dna, non certo al fumo, all’alcool o agli stili di vita che hanno invece incidenza sui più grandi. Leucemie, tumori solidi o del cervello, di questo ci occupiamo con un tasso di occupazione che supera costantemente il 90 per cento: il calo, purtroppo, non c’è mai».

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