“Ha ucciso già 40 persone” Il popolare antidolorifico finisce nel mirino dopo troppi casi sospetti: che in Italia viene venduto solo con prescrizione medica

Un semplice antidolorifico potrebbe aver causato la morte di oltre 40 cittadini britannici in Spagna, in un periodo compreso tra il 2016 e il 2023. Questa la denuncia fatta al quotidiano Daily Mail dall’attivista Cristina Garcia del Campo, Presidente dell’Associazione per le persone affette da farmaci (ADAF). Il medicinale finito nel mirino è il metamizolo, più correttamente metamizolo sodico o dipirone monoidrato, il principio attivo presente in numerosi farmaci ad azione analgesica, antipiretica e spasmolitica commercializzati da varie case farmaceutiche. Alcuni di essi, molto utilizzati in passato, oggi in Italia possono essere acquistati solo attraverso la prescrizione medica, mentre in altri Paesi sono vietati. Fra quelli in cui il memizolo è bandito figurano Stati Uniti, Regno Unito, Svezia, Francia, Irlanda e Australia, tute nazione dove le agenzie regolatorie hanno ritenuto non favorevole il rapporto tra rischi e benefici.

Il farmaco è invece regolarmente commercializzato in Sud America, Russia, Asia e in alcuni Paesi europei. In Spagna e Portogallo è molto comune. Solitamente, si prescrive il medicinale per combattere dolore acuto (come un mal di denti), febbre, mal di testa, dolori mestruali, mialgie (dolori muscolari) e altre condizioni comuni legate a uno stato infiammatorio. In alcuni casi il metamizolo viene consigliato anche dopo interventi chirurgici e lesioni, oltre che per il trattamento di coliche e dolore innescato da patologie oncologiche.

In linea generale, si tratta di una terapia sintomatica mirata e di breve durata. L’uso prolungato e le dosi elevate, però, sono associati a potenziali rischi per la salute. In rari casi può svilupparsi mielotossicità, che sfocia in una agranulocitosi indotta da farmaci. Sarebbe proprio questa la causa dei decessi dei cittadini britannici citati dalla signora Garcia del Campo. La donna afferma di aver raccolto le prove su un centinaio di casi avversi registrati nei cittadini britannici, che sarebbero sensibilmente più esposti al rischio di agranulocitosi rispetto agli iberici.

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