Selvaggia Lucarelli e il fidanzatino chef che non lavora in alcun ristorante fatti a pezzi come meritano da un editoriale di fuoco di Maurizio Crosetti

“SELVAGGIA E IL FIDANZATO SONO CONVINTI DI AVER FATTO ”DEBUNKING” (CONFUTARE NOTIZIE E AFFERMAZIONI FALSE). E SE INVECE FOSSE CYBERBULLISMO?”
MAURIZIO CROSETTI SU “REPUBBLICA”: “DALLA BIDELLA PENDOLARE AL PANDORO DELLA FERRAGNI, NON C’È ANGOLO DI CRONACA CHE LA LUCARELLI, UNA SPECIE DI ZORRO CHE COMBATTE PER LA VERITA’, NON SBIRCI PER POI GIUDICARE, DANDO IL VOTO AL PROSSIMO COME QUANDO ALZA LA PALETTA DI GIURATA A “BALLANDO CON LE STELLE”

“GIORNALI E TV, SECONDO LEI, NON VERIFICANO LE INFORMAZIONI, AL CONTRARIO DEL FIDANZATO CUOCO, UNA FONTE IMPECCABILE NON SI CAPISCE A QUALE TITOLO. MA, SOPRATTUTTO, COSA DISTINGUE IL VERO DAL FALSO? COSA SEPARA UN BLOGGER DA UN BULLO, UNO CHEF DA UN OPINIONISTA, UNA GATTARA DA UNA GIUDICE DELL’UNIVERSO MONDO? MEGLIO RESTARE AI FATTI. E I FATTI DICONO CHE UNA POVERA DONNA È MORTA”

Maurizio Crosetti per “la Repubblica” – Estratti

A volte scappa la mano, a volte ci scappa il morto, sono i social, bellezza. Selvaggia Lucarelli, italian writer and gattara, come si legge sul suo profilo Instagram, è una specie di Zorro che combatte sempre per la verità.

La sua spada è intinta in quel particolare veleno scuro che si chiama inchiostro. Ora sta con un fidanzato, Lorenzo Biagiarelli, italian food blogger, televolto dell’ora di pranzo, che invece di pensare al soffritto è andato ad analizzare il post controverso di quella povera donna.

Entrambi sono convinti di avere fatto “debunking”, cioè disvelamento, e se invece fosse cyberbullismo? Mica ci provano solo i compagni di classe cattivi e smanettoni con quelli grassottelli o con quelle un po’ bruttine.

Dalla bidella pendolare al tassista barese senza pos, dai rifiuti in strada a Noto al pandoro della Ferragni, da Ilary Blasi a Elly Schlein non c’è angolo di cronaca che la Lucarelli non sbirci per poi giudicare, dando il voto al prossimo come quando alza la paletta di giurata a “Ballando con le stelle”.

Nelle imprese dell’impavida paladina della verità sorprende l’assoluta assenza di misericordia, anche in queste drammatiche ore in cui una famiglia piange una madre che non c’è più.

Scrive dunque Selvaggia Lucarelli: «Se decidiamo che dire la verità è sbagliato e decidiamo che fa uccidere le persone, ok, continuate pure» (voi giornalisti).

Agghiacciante il riferimento ai «pregressi» e alla «storia personale» nel suicidio di Giovanna Pedretti: la Lucarelli non nomina il fratello della donna che si uccise dieci anni fa, ma il riferimento è chiaro. Se qualcuno si ammazza, non ci sta con la testa. I pregressi, appunto. Senza dirlo chiaro: alludendo.

L’odio social? Colpa dei media, di sicuro. «Siamo arrivati al punto che dare una notizia non è una responsabilità, correggerla sì», scrive ancora Lucarelli. Giornali e televisioni, secondo lei, non verificano le informazioni prima di diffonderle, al contrario del cuoco Lorenzo, una fonte impeccabile non si capisce a quale titolo.

Ma, soprattutto, cosa distingue il vero dal falso? Cosa separa un blogger da un bullo, uno chef da un opinionista, una gattara da una giudice dell’universo mondo? Meglio restare ai fatti. E i fatti dicono che una povera donna è morta.

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