Berlino anche oggi completamente bloccata! Sono arrivati agricoltori da ogni angolo della nazione: nel totale silenzio dei nostri media di regime

Al termine della settimana di protesta, migliaia di agricoltori tedeschi si riuniscono oggi per una grande manifestazione a Berlino. Alcuni agricoltori durante il fine settimana hanno giĆ  parcheggiato i loro trattori e camion sulle strade vicine alla Porta di Brandeburgo. Da domenica sera la polizia ha impedito lā€™accesso dei trattori allā€™area del raduno nel centro della cittĆ . A causa della protesta si prevedono gravi disagi alla circolazione in tutta la cittĆ . Gli agricoltori tedeschi stanno protestando da giorni contro il previsto taglio ai sussidi per il settore da parte del governo. Al raduno sono attesi circa 5.000 trattori e macchine agricole provenienti da tutta la Germania.
La crisi verde della Germania
Alle proteste degli agricoltori per i tagli ai sussidi si sono aggiunti gli scioperi dei trasporti ferroviari e degli infermieri. L’obiettivo di diventare un Paese “climaticamente neutrale” danneggia l’economia di Berlino. E i tedeschi sono stufi del Cancelliere Scholz
di Rodolfo Casadei per Tempi

ƈ stata una settimana diĀ passioneĀ per i cittadini tedeschi: ai blocchi stradali che hanno visto le vie di accesso alle autostrade ostruite dai trattori della protesta degli agricoltori programmata su sette giorni, si ĆØ aggiunto lo sciopero dei trasporti ferroviari che fra mercoledƬ e venerdƬ ha tenuto fermi nelle stazioni di tutto il paese lā€™80 per cento dei treni. I disagi non sono finiti col weekend: questa settimana ĆØ prevista una protesta del personale infermieristico.

PerchƩ gli agricoltori protestano in Germania

Sono le conseguenze a cascata della sentenza con cui, nel novembre scorso, la Corte costituzionale che siede a Karlsruhe ha bocciato lā€™istituzione di fondi speciali fuori bilancio per il finanziamento delle politiche ambientali, e ha stabilito che lā€™articolo della Costituzione che dal 2009 proibisce la spesa in deficit sopra lo 0,35 per cento del Pil annuo risultava violato dallā€™escamotage con cui il governo intendeva finanziare le sue politiche. Lā€™unica deroga possibile al ā€œfreno del debitoā€ costituzionalizzato ĆØ rappresentata dalla dichiarazione di uno stato di emergenza, a cui si ĆØ giĆ  fatto ricorso per gli stanziamenti di sostegno a privati e imprese in occasione della pandemia da Covid e per gli aiuti allā€™Ucraina attaccata dalla Russia, ma la Corte ha sentenziato che le politiche a favore della transizione energetica non possono essere qualificate come provvedimenti causati da unā€™emergenza.

Il governo tripartito diĀ Olaf Scholz (socialdemocratici, Verdi e liberali), giĆ  sprofondato nei sondaggi che da mesi gli attribuiscono non piĆ¹ di un terzo delle simpatie degli elettori, si ĆØ trovato nella necessitĆ  di operare tagli draconiani per 17 miliardi di euro nelle altre voci di bilancio per non compromettere quelle relative alla transizione energetica. Ha avuto la malaugurata idea di intervenire sui sussidi ai produttori agricoli, giĆ  in difficoltĆ  per lā€™aumento dei prezzi dellā€™energia e per i costi di applicazione dei regolamenti ecologici e per il benessere animale che si sono accumulati negli ultimi anni. Con un tratto di penna sono stati aboliti i sussidi al gasolio usato per la mobilitĆ  e il lavoro rurali (pari a 2.900 euro per azienda agricola) e lā€™esenzione dal bollo di circolazione.

I modesti risultati delle politiche di transizione energetica

Dopo lo scoppio delle proteste lā€™unica concessione che il governo si ĆØ dimostrato disposto a fare ĆØ stata quella si spalmare su tre anni la progressiva cancellazione del sussidio. Troppo poco: gli agricoltori hanno portato i loro trattori e macchinari agricoli davanti alla porta di Brandeburgo, hanno bloccato le principali vie di accesso alla capitale e il 4 gennaio scorso hanno per alcune ore impedito al vice cancelliere e ministro dellā€™Economia Robert Habeck (Verdi) e alla sua famiglia di sbarcare dal traghetto con cui tornava da una vacanza nel Mare del Nord.

Le proteste che stanno bloccando la Germania sopravvengono in un paese che lā€™anno scorso ha conosciuto una recessione pari allo 0,3 per cento del Pil, mentre per il 2024 ĆØ previsto un rimbalzo non superiore allā€™1 per cento.

Nel frattempo il risultato delleĀ politiche di transizione energeticaĀ in Germania appare mitigato: lā€™anno scorso le emissioni di gas a effetto serra sono diminuite di oltre il 20 per cento, toccando il livello piĆ¹ basso dai primi anni Cinquanta del secolo scorso, ma la flessione ĆØ venuta per la maggior parte dalla riduzione della produzione industriale, e non dalla sua riconversione alle energie rinnovabili. Solo il 15 per cento di tutta la riduzione di emissioni viene da innovazioni tecnologiche come lā€™utilizzo di energie rinnovabili. Le aziende tedesche stanno semplicemente trasferendo allā€™estero ā€“ dove non sono in vigore obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni come quelli tedeschi ā€“ le loro produzioni, oppure riducono le attivitĆ .

La Basf, che costituisce il piĆ¹ grande gruppo chimico del mondo, ha annunciato tagli permanenti al personale nella sua sede centrale di Ludwigshafen a causa degli alti prezzi dellā€™energia. Mentre il prodotto interno lordo tedesco ĆØ diminuito dello 0,3 per cento, quello rappresentato da attivitĆ  energivore come lā€™industria della chimica e dellā€™acciaio ĆØ precipitato dellā€™11 per cento.

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