“Ti dovevo rapire, avevo la pistola in tasca, ma tu…” Gianfranco Zola ha incontrato l’ex criminale che 30 anni fa invece di catturarlo gli chiese un autografo

Estratto dell’articolo di Mario Frongia per “la Repubblica”

[…] Nella casa famiglia Emmaus, a due passi dall’aeroporto di Elmas, le mani di Fabrizio Maiello e Gianfranco Zola si sono strette a ricucire una storia. Si erano incrociati trent’anni fa, in

una stazione di servizio all’ingresso di Parma. Zola era una preda, Maiello lo racconta: «Nel ’94 io ero latitante, dovevamo rapirlo per chiedere il riscatto al club, pensavamo a un sequestro lampo. Ero con altri tre, lo seguivamo in autostrada con due auto, pensavamo di speronarlo. Poi, Zola entrò in un distributore a far benzina. Gli andai incontro, avevo la pistola dietro la schiena. Lui disse con un sorriso affettuoso “Ciao ragazzi!”. Rimasi di sasso, lo ammiravo e gli chiesi l’autografo che mi fece sulla carta d’identità ».

Ieri il secondo incontro fra le lacrime: «Gianfranco, poterti abbracciare e chiedere scusa era il mio desiderio più profondo. Mi hai aiutato a capire che stavo sbagliando, che dovevo uscire da quella vita », ha detto Maiello. E Zola: «Sequestrarmi non ti sarebbe convenuto, a quei tempi mangiavo come un lupo!». Risate e lacrime. «Non potevo immaginare di essere un bersaglio, oggi se ripenso a quelle dinamiche mi sento fortunato»,[…]

Fabrizio Maiello era una promessa del calcio, doti tecniche che da ragazzino ne facevano presagire una carriera importante. La Primavera del Monza, poi un infortunio ai legamenti del ginocchio e la strada del crimine: rapine, spaccio, estorsione, associazione a delinquere, gli arresti, l’ex Ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia, 14 anni dentro e quel soprannome beffardo di Maradona delle carceri. Oggi Maiello ha 60 anni, da poco è un uomo libero. Gioca centravanti nella nazionale di calcio sacerdoti, medita, scrive libri, segue progetti scolastici di educazione alla legalità, e collabora, tra le altre, con Uisp e Libera[…]

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