Cara Ferragni, Renzo Arbore non solo ha fatto per 30 anni gli spot gratis, ma ogni volta apriva il portafoglio per i bambini sordo ciechi

Estratto dell’articolo di Eleonora Camilli per “la Stampa”

[…] I testimonial sono uno dei pilastri del fundraising delle organizzazioni non profit. Spesso mettono la faccia su una raccolta fondi […] a volte legano per anni la loro immagine a quella di un’associazione. Tutti però lo fanno rigorosamente pro bono, cioè senza ricevere alcun compenso.

Quella della gratuità della testimonianza è infatti una condizione irrinunciabile nelle pratiche di beneficenza proprie del terzo settore. «Tutti i più grandi fanno iniziative senza ricevere un compenso, lo faceva Pavarotti, lo fa Fiorello. Se è previsto un pagamento non parliamo di beneficenza ma di un personaggio che sta facendo business» spiega Valerio Melandri, direttore del Festival di Fundraising e docente all’università di Bologna. Il riferimento è all’affaire Ferragni/Balocco e alla multa dell’Antitrust per pubblicità ingannevole al pandoro pink messo sul mercato lo scorso Natale, con un messaggio poco chiaro su una donazione all’ospedale Regina Margherita.

Un «grossolano errore» secondo l’esperto che nasce proprio dal non aver coinvolto il mondo del non profit. «Oggi c’è molta disintermediazione, i personaggi famosi pensano di poter fare da soli le raccolte fondi senza conoscere bene il settore. Ma nessuna organizzazione umanitaria avrebbe fatto uno sbaglio come questo». Il rischio ora è anche un effetto boomerang non solo per i Ferragnez, […] Ma anche per tutto il mondo del non profit per cui «la trasparenza e la credibilità sono valori fondamentali».

[…] Molto più di un testimonial è anche il re della notte, Renzo Arbore, che da oltre 30 accompagna le campagne della Lega del Filo d’Oro, l’associazione che si occupa dei bambini sordociechi. «Incontrammo Arbore quando era all’apice del suo successo con Quelli della notte, noi cercavamo un personaggio che potesse aiutarci a diffondere la causa, lui voleva dedicarsi all’impegno nel sociale – racconta il presidente dell’organizzazione Rossano Bartoli -. A lui che veniva da un mondo di luci colpì molto la condizione dei nostri bambini, decise di aiutarci e dal 1989 non ci ha più lasciato». Per Bartoli, dopo il caso Balocco, è ancor più imprescindibile che nel sociale i vip si espongano gratis. E racconta che negli anni alcuni dei loro sono diventati donatori.

 Primo fra tutti lo showman pugliese: «Arbore non solo non si faceva pagare ma spesso tirava fuori un assegno. Ci diceva: se chiedo soldi agli altri come posso non darli io?». La lista di chi ha sposato l’aiuto umanitario è lunga. Alessandro Gassman di recente si è unito alle campagne di comunicazione dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati, Unhcr, insieme a Lino Guanciale, Greta Scarano e Carolina Crescentini.

Oggi tra i personaggi più vicini all’associazione ci sono Fiorella Mannoia e Pif. «Avere dei testimonial credibili aiuta, il pubblico si fida e li rispetta. E questo rafforza il messaggio che vogliamo dare» aggiunge Silvia Trentini di Amref. Per questo invita a fare il giusto distinguo con l’affaire Ferragni, che non ha nessuna affinità con le raccolte fondi del non profit ma rischia di coinvolgere tutti.

Dalla rubrica delle lettere di “Repubblica”

Caro Merlo, mi fa piacere che Ferragni doni un milione all’ospedale Regina Margherita. Ma la signora Chiara, se fossero veri i fatti che hanno procurato una multa molto pesante sia alla sua società sia all’industria Balocco, ha imbrogliato i suoi followers facendo loro credere che acquistando un pandoro Balocco ad un prezzo fuori mercato avrebbero aiutato l’ospedale .E se è stata scorretta in quel caso nulla esclude che sia stata scorretta in altri casi e che potrà essere scorretta anche in futuro.

Pietro Volpi – Lovere (Bergamo)

Risposta di Francesco Merlo

Chiara Ferragni, in lacrime, ha chiesto scusa e si è rifugiata in “un errore di comunicazione” , la vaga formula-alibi che, invece di attenuare, aggrava, “come quando – ha scritto Maurizio Crosetti – si dava ai tipografi la colpa dei refusi”.

Ma è vero che “si può sbagliare” e l’accanimento sugli errori degli altri è “il bene peggiore del male”. C’è però un dettaglio del diavolo. Come mai Chiara Ferragni si fa pagare la pubblicità della beneficienza che gli artisti Renzo Arbore, Fiorella Mannoia, Alessandro Gassman, Giobbe Ciovatta, Neri Marcorè…fanno gratis?

Non c’è nulla di fraudolento, ma è peggio che fraudolento fare soldi pubblicizzando un ospedale, l’assistenza ai bambini malnutriti in Africa o ai sordi e ai ciechi. Il presidente della Lega del filo d’oro Rossano Bartoli ha raccontato ieri a Eleonora Camilli della Stampa che “Arbore non solo non si faceva pagare, ma spesso tirava fuori un assegno. Ci diceva: se chiedo soldi agli altri come posso non darli io?”.

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