“Lasciate perdere le idiozie del patriarcato” La psicanalista Vera Slepoj spiega quello che realmente non è stato insegnato alle nuove generazioni

LASCIATE PERDERE LE STRONZATE SUL PATRIARCATO: AI RAGAZZI BISOGNA INSEGNARE A GESTIRE IL DOLORE, LA PERDITA E L’ABBANDONO – LA PSICANALISTA VERA SLEPOJ: “FILIPPO TURETTA HA ACCUMULATO ASTIO E HA INCOLPATO GIULIA DELLA PROPRIA INFELICITÀ: GLI È SFUGGITA DI MANO LA PROSPETTIVA DI VITA. E NON È RIUSCITO A GESTIRE IL SIGNIFICATO DELLA VITA DELL’ALTRO: HA PENSATO CHE GIULIA CECCHETTIN DOVESSE ENTRARE NELLA SUA. MA LEI SE N’È ANDATA. UN ATTO PER LUI INCONCEPIBILE – OGGI I FIGLI SONO ABBANDONATI A SE STESSI. NON C’È PERCORSO EDUCATIVO SOPRATTUTTO PER I MASCHI AI QUALI SI CHIEDE SEMPRE DI STARE DENTRO L’AZIONE E NON DENTRO LA RELAZIONE

Estratto dell’articolo di Agostino Gramigna per il “Corriere della Sera”

[…] «[…] Non è un caso di femminicidio classico, dove l’assassino agisce in un percorso di violenza, di stalking, di minacce, che sfocia nell’uccisione. Qui l’assassinio rientra nell’ambito della questione familiare. Di uno sfascio di relazioni».

Vera Slepoj […] descrive Filippo Turetta come l’omicida che concepisce l’episodio violento attraverso l’eliminazione dell’intera storia sentimentale. Bisogno di tabula rasa.

Perché?

«Ha trasferito nella storia sentimentale tutta la sua visione ideale. Quando si legge che voleva fare tutto assieme a Giulia, anche il percorso universitario, emerge l’idealizzazione sproporzionata. E qui entrano i contenuti educativi, le utopie sui sentimenti, come la pretesa “fusionalità”. Lo vedo nei pazienti adolescenti, credono che bisogna condividere tutto. Pesa in loro la cultura dell’amore inteso come possesso, fino a diventare parte totale della vita».

Lei ha detto che l’omicidio di Giulia rientra nella questione familiare.

«I figli sono abbandonati a se stessi. Non c’è percorso educativo. Alla fine si organizzano costruendo finte famiglie. Formandosi con le canzoni e i modelli proposti dai trapper. […] non riescono ad essere intercettati dagli adulti».

Che cosa dovrebbero fare i genitori?

«Esserci. Devono entrarci nel rapporto. […]».

[…] I genitori dovrebbero leggere manuali di psicologia?

«Non serve. Farebbero meglio ad evitare di riempire i figli di attività. Li accompagnano ovunque ma non stanno con loro. Meglio andare a mangiare una pizza insieme. Magari per scoprire la musica che ascoltano e capire dove si stanno andando ad infilare. E preoccupante il deserto in cui vengono su i figli di oggi. Soprattutto i maschi. Ai quali si chiede sempre di stare dentro l’azione, lo sport e non dentro la relazione».

[…] Cosa si può fare?

«Ripartire dall’educazione civica, dal rispetto. […] Per esempio proporre i grandi romanzi d’amore, dove l’amore anche tragico è vissuto. Per apprendere che se ami non devi accoppiarti nella “fusionabilità”. […]».

Filippo Turetta andava al liceo. Cosa gli è successo?

«Gli è sfuggita di mano la prospettiva di vita. E non è riuscito a gestire il significato della vita dell’altro: ha pensato che l’altro dovesse entrare nella sua. Ma Giulia se n’è andata. Un atto per lui inconcepibile. Ha accumulato astio e l’ha incolpata della propria infelicità».

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