Giorgia Meloni, come un Mario Draghi qualsiasi obbedisce all’ennesimo diktat dei suoi padroni e bastona 600 mila famiglie e circa 9,5 milioni di seconde case

tratto da La Stampa

ROMA. In media 850 euro in più all’anno da pagare, una stangata insomma che colpirà 600 mila famiglie senza peraltro risolvere il problema della disponibilità di alloggi nelle grandi città, denuncia l’Aigab, l’Associazione italiana gestori affitti brevi. E’ questo il risultato dell’aumento dal 21 al 26% della cedolare secca sugli affitti brevi inserito dal governo nella nuova legge di bilancio.

Su 9,5 milioni di seconde case inutilizzate, infatti, quelle messe a reddito con affitti brevi destinati non solo a turismo ma anche a soddisfare esigenze di lavoro, di studio e di assistenza a degenti, per le quali esiste un annuncio on line sono appena 632 mila e rappresentano l’1,8% delle case esistenti in Italia (35 milioni in tutto) ed il 6,6% delle «seconde case inutilizzate». Si trovano per lo più in località di campagna o al mare e nei borghi, stima l’Aigab secondo cui, di contro, nelle grandi città circa il 15% delle abitazioni risulta comunque sfitto.

Sull’altro fronte gli albergatori, che ovviamente apprezzano la mossa del governo, segnalano l’esplosione del numero di alloggi offerti ai turisti: secondo i calcoli di Federalberghi il comune con più alloggi disponibili su Airbnb è Roma, con ben 27.389 annunci, seguito da Milano (23.656), Firenze (12.117), Napoli (9.353) e Venezia (8.130). “Sono anni che denunciamo la sperequazione evidente, in termini di oneri fiscali, normativi e quant’altro che esiste tra le diverse forme di ricettività” segnala il presidente di Assohotel Confesercenti, Vittorio Messina.

«Per accontentare gli albergatori il Governo impoverisce la classe media» protesta invece l’Aigab, che rappresenta circa 220 operatori professionali del settore, società con migliaia di dipendenti, circa 25mila case in gestione in tutta Italia e 300milioni di euro di Pil prodotto per il paese a fronte di circa 30mila imprenditori attivi in questo settore con 150mila dipendenti diretti che si occupano di prenotazioni, gestione tariffe, accoglienza, manutenzioni e pulizie. Oltre a questo va considerato il possibile contraccolpo su un indotto importante in termini di investimenti per ristrutturazioni e home staging (imprese di costruzioni, architetti, fornitori di arredi, ecc.).

«Il 96% delle case messe a reddito in Italia con gli affitti brevi appartiene a proprietari singoli: 600 mila famiglie che, per ovviare al rischio morosità (salito al 24%) e mantenere il possesso di una seconda casa che hanno ereditato o acquistato e di cui devono pagare utenze, manutenzioni e tasse varie, scelgono gli affitti brevi per arrivare a fine mese, non per diventare ricchi” segnala l’Aigab secondo cui, disincentivando in questo modo gli investimenti e l’utilizzo delle seconde case “dopo un Paese a natalità negativa, ci avviamo a diventare anche un Paese di case inabitate, con le imposte chiuse e destinate alla decadenza. È veramente questo che vuole il Governo?».

«Sugli affitti brevi c’è un Far West. Vedrete che a breve, assieme e coordinandoci con i sindaci delle città metropolitane e con tutti gli assessori del turismo, arriveremo a una definizione. È un settore che ha bisogno di regolamentazione tenendo presente che per noi la proprietà privata è sacra, e quindi non criminalizzeremo, ma regoleremo» ha spiegato a sua volta ieri il ministro del Turismo Daniela Santanchè che da tempo lavora ad un disegno di legge che nonostante i ripetuti annunci fatica a vedere la luce.

Per il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa il governo, invece, sta commettendo «un grave errore, di cui peraltro non sono note le ragioni. Quel che è certo è che l’aumento dal 21 al 26 per cento dell’aliquota della cedolare secca porterebbe pochi spiccioli nelle casse dello Stato (se quello del maggior gettito fosse l’intento) e neppure sarebbe in grado di disincentivare gli affitti brevi (se l’obiettivo fosse questo). L’unico effetto della norma – conclude – sarebbe la crescita del sommerso, che era proprio ciò che il governo Berlusconi volle contrastare quando introdusse la cedolare. Il governo ci ripensi».

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