Il moralizzatore rosso che accusava la qualunque dalle colonne del Fatto frigna perché “La Verità” racconta che ha la moglie accusata di circonvenzione d’incapace

Estratto dell’articolo di Giacomo Amadori per la Verità

Per molti giornali il caso è già chiarito. E per arrivare alla conclusione hanno preso spunto dalle parole del politico Ferruccio Sansa. Ma per il giornalista d’inchiesta Ferruccio Sansa il caso non sarebbe chiarito per niente.

Anche perché per l’indagata la pm Eugenia Menichetti aveva chiesto gli arresti domiciliari, ottenendo solo l’interdizione dall’attività professionale e il sequestro del conto corrente.

Stiamo parlando dell’inchiesta per circonvenzione d’incapace che ha coinvolto la moglie di Sansa, l’avvocato Maria Valeria Valerio e l’ottantenne frate Achille Boccia, ex missionario in Africa, i quali hanno assistito negli ultimi anni della sua vita una facoltosa signora milanese, molto legata al mondo della Chiesa.
Alla fine Boccia è diventato beneficiario e co-beneficiario di tre polizze vita per un importo totale di 1.035.000 euro e, a sua volta, il 29 maggio 2023, ne ha donati 129.000 alla Valerio. Utilizzati in parte (100.000 euro) due giorni dopo per l’acquisto di una casa intestata al figlio minore. Soldi «inaspettati» di cui non sappiamo se Ferruccio abbia controllato la provenienza.

Di sicuro, al catasto, l’acquisto risulta solo se si va alla ricerca dei beni immobili intestati al minorenne e non ai genitori, mentre nel rogito la provenienza dei fondi resta indefinita (si fa riferimento a degli assegni circolari). Quanto alla donazione, un atto pubblico, il notaio Alberto Giletta, che lavora nello stesso edificio dell’avvocato Valerio, non ha risposto alla nostra istanza di visionare l’atto. Tutte circostanze che avrebbero fatto insospettire il cronista Sansa.

Ma non il politico Sansa. Che anzi ha ringraziato i numerosi Ferruccini che sui social hanno coperto di insulti irripetibili il nostro giornale che ha avuto la sola colpa di dare una notizia.

Uno shitstorm di cui da giornalista era stato a sua volta vittima, ma che adesso indirizza verso altri bersagli.

Sua moglie ha dichiarato in conferenza stampa: «È vero: ho preso 129.000 euro dall’eredità di Mariangela. L’ho fatto perché frate Achille mi ha pregato di accettare quei soldi perché tra le ultime volontà della donna c’era proprio quella che avessi quel denaro. Che fine hanno fatto quei soldi? Li ho messi all’interno di un acquisto di una casa in centro che abbiamo deciso di comprare in famiglia. Ferruccio ha pagato la sua parte con l’eredità della madre, io ho usato i soldi che mi ha girato il religioso. L’ho fatto per non accendere un mutuo ma mi sono ripromessa di devolvere questa cifra alla missione in Zambia a cui in questi anni ho donato i miei risparmi. Perché non li ho donati subito? Perché si tratta di una piccola associazione che gestisce le donazioni e temevo non fossero in grado di gestire una cifra così alta».

Verrebbe da chiedersi con quali soldi intendesse fare beneficenza se il denaro della donazione è stato già investito nel mattone, ma dalla sua difesa spiegano che il ricco obolo potrebbe essere versato non in un’unica soluzione, bensì in comode rate. Tutto ruota intorno al patrimonio di Mariangela Toncini, facoltosa signora di origini milanesi morta a gennaio all’età di 95 anni, suora laica benedettina e prima donna ministro straordinario della sacra comunione della Diocesi milanese a cui ha lasciato gran parte della sua eredità. I giri di soldi di questa pia donna, ex funzionaria del Banco ambrosiano ed ex assistente dell’imprenditore filantropo Marcello Candia, avevano già destato l’attenzione delle banche presso cui aveva aperto i conti.

(…) Ferruccio, ieri, da scaltro politico, ha continuato la sua campagna di distrazione contro il nostro giornale, che a suo dire avrebbe usato il metodo Boffo contro di lui. Ma Dino Boffo era finito nel tritacarne per una velina giudiziaria farlocca, mentre la sua consorte è stata sottoposta a «misure cautelari personali e reali» e il conto sequestrato è anche di Sansa.

Però per il politico, la storia della moglie avvocato, indagata, sospesa dalla professione e con il conto sequestrato non è una notizia, ma un linciaggio contro la sua famiglia per conto terzi, in questo caso il governatore ligure Giovanni Toti.

Sansa non si rende conto di rasentare il ridicolo e nemmeno i suoi ultrà. Frigna e fa la vittima. E il metodo Boffo lo usa contro di noi, nascondendo la realtà e cioè che abbiamo pubblicato una notizia. Che proprio non gli va giù.

«La notizia più importante del giorno nel mondo? Che la moglie di un qualunque consigliere regionale ligure è indagata» ha scritto su Facebook.

«Sì, basta guardare la prima pagina di ieri del quotidiano La Verità. Che mia moglie sia indagata è più importante della guerra in Israele. Più di Zelensky. Più della politica italiana. Più di tutto (falso, ndr). E oggi giù con un’altra paginata. Ecco cosa succede a chi attacca Toti e il suo sistema di potere: linciaggio. A lui e alla sua famiglia». Il piagnisteo non è finito: «Provo amarezza nel vedere mia moglie e la sua storia fatta a brandelli per colpire me».

Dove è finito il coriaceo cronista che pubblicava i nomi di tutti gli indagati che gli capitavano a tiro, a partire dai politici e dai loro congiunti? Lo ricordiamo bene mentre, in compagnia di chi scrive, seguiva le tracce di Tiziano Renzi e Laura Bovoli. Sembra passata un’eternità. «L’unica cosa che non posso accettare è che sia linciata la mia famiglia per punire me. Dopo il metodo Boffo arriva il metodo Sansa» è la sua conclusione. Un finale degno di un Matteo Renzi, non di un ex cronista del Fatto quotidiano.

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