Alessandro Orsini, che capolavoro: in un colpo solo demolisce la narrazione dei pennivendoli di regime sia sul caos in Israele che sull’Ucraina

La paciona
di Alessandro orsini
Un aggiornamento sull’Ucraina: la situazione per Kiev è disastrosa. La controffensiva è stata un fallimento colossale. L’esercito di Kiev si è dissanguato e adesso l’offensiva è, in larga parte, in mano ai russi. Tutto ciò che avevo previsto si è verificato. La Russia è sovrastante, cresce economicamente, ha un sistema politico saldo.
All’opposto, l’Unione europea è in recessione, senza munizioni e piena di conflitti interni.
L’Ucraina non è assolutamente in grado di liberare i territori.
Eppure la promessa era che la controffensiva avrebbe liberato tutte le regioni, Crimea inclusa, provocando il collasso dell’esercito russo e della sua catena di comando fino a Mosca. Se tutto va bene, l’Ucraina è un Paese finito. Non sarebbe accaduto con le mie politiche di italiano moderato e non sarebbe accaduto se la Nato avesse accettato di mediare quando io invocavo la diplomazia. Dissi il 24 febbraio 2022: “Se non mediamo subito, l’Ucraina sarà devastata”. Ma i media stracorrotti urlavano: “Orsini è putiniano, via dalla televisione, dice queste cose perché sa che la Russia perderà e vuole proteggerla da questa umiliazione”. Provo pena per questi corrotti dell’informazione e della ricerca accademica. Povera Ucraina, solidarietà con il popolo ucraino, solidarietà con il popolo siriano. Siamo in mano a un gruppo di senza cervello. Com’era quella storia propagandata dai media dominanti in Italia corrotti come nelle dittature? “Italiani, non date retta a Orsini, se inviamo armi e chiudiamo tutti i canali diplomatici, la pace si avvicinerà”. Come no. Guarda che pace.
Una paciona.

Quando il giornalismo italiano neocolonizzato diventa ridicolo

di Alessandro Orsini da Facebook

Cari Maurizio Molinari e Luciano Fontana, il fatto che il vostro giornalismo non sia in grado di analizzare la sicurezza internazionale in modo oggettivo ed emotivamente distaccato ha implicazioni gravi per gli interessi nazionali dell’Italia. Se la Repubblica e il Corriere della Sera non hanno giornalisti in grado di svolgere analisi della sicurezza internazionale empiricamente fondate ed emotivamente distaccate; se le vostre analisi sono riproposizioni degli articoli del New York Times, come quello di Thomas Friedman, che voi celebrate stupefatti in maniera molto provinciale come i bambini di paese che vedono la metropoli per la prima volta; questo implica che voi non siate in grado di fare analisi previsionali dei fenomeni internazionali e, infatti, tutte le vostre previsioni sulla guerra in Ucraina si sono dimostrate sbagliate. Implica pure che non siate in grado di capire quale piega debba prendere la politica internazionale per favorire gli interessi nazionali dell’Italia. Fate il tifo affinché la politica internazionale vada puntualmente in una direzione distruttiva per gli interessi nazionali dell’Italia semplicemente perché non siete in grado di analizzare la politica internazionale, come dimostra l’ultimo articolo di Stefano Cappellini contro di me ed Elena Basile.


Quanto alla celebrazione grottesca di Thomas Friedman appena svolta dal Corriere della Sera, è una cosa ridicola. Le cose che scrive Friedman le sanno anche i bambini. Sono cose che, in ambienti come MIT o Harvard, dicono persino gli addetti alle pulizie nei corridoi. Voi le presentate come novità assolute e sconvolgenti. Date l’impressione di appartenere a un universo culturale sottosviluppato in materia di sicurezza internazionale e di essere psicologicamente soggiogati. C’è del disagio. Date l’impressione di non avere mai frequentato un ambiente culturalmente qualificato se esaltate in questo modo certe ovvietà soltanto perché le pubblica il New York Times. Se un mio laureando rivolgesse parole così ossequiose verso Friedman o chiunque altro, gli chiederei di eliminarle dalla sua tesi di laurea. Friedman “bussola morale e politica”? Ma state bene? E’ la critica di un abbonato: sembrate un gruppo di neocolonizzati. Pensateci. Magari denigrate un po’ di meno Moni Ovadia e studiate un po’ di più che poi mi addolora vedere Stefano Cappellini fare uno sforzo neurologico mostruoso per produrre un pensiero alto come uno scalino. E gli voglio pure bene, è un bravissimo ragazzo, ha una prosa stupenda, forse una delle migliori prose del giornalismo italiano, ma quando parla con me di politica internazionale a “è sempre carta bianca” a Rete 4 è pieno di nulla. E andare in embolia per niente non è una buona idea.
Aiutatelo, aiutatevi.
E poi, caro Luciano Fontana, che sia il Corriere della Sera a denunciare il giornalismo-propagandistico dopo che avete inventato la categoria dei “putiniani” che tramano contro l’Italia nascosti nel buio, beh, questo è un film comico. Vi schiaffeggiate da soli.
Grazie.

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