Quando Napolitano fu accusato di essersi girato dall’altra parte quando venne a conoscenza dello scempio ambientale della ‘terra dei cuochi’

Terra dei Fuochi, parla Scalia: “Anche Napolitano sapeva del disastro in Campania”
Esclusiva intervista all’ex presidente della commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti. Fu lui a secretare le rivelazioni del pentito Carmine Schiavone.
A Fanpage.it spiega: “Quei racconti erano noti non solo ai magistrati ma anche a tanti politici che partecipavano alle audizioni. E le relazioni sono state trasmesse al governo e ai ministri”. Anche Napolitano, all’epoca ministro degli Interni, sapeva dunque dello scempio nella Terra dei Fuochi.
A cura di Antonio Musella per Fanpage del 23 novembre 2013

Massimo Scalia, professore di Fisica Matematica alla Sapienza di Roma è tra i padri dell’ambientalismo scientifico in Italia. È stato esponente dei Verdi, tra i fondatori di Legambiente e parlamentare per quattro legislature nonché il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti dal 1997 al 2001. È stato lui ad aver disposto la secretazione dell’audizione del pentito Carmine Schiavone che nel 1997 rivelò gli interramenti di rifiuti industriali provenienti dal Nord nelle campagne campane, nella cosiddetta “Terra dei fuochi” ad opera del clan dei Casalesi. “Era un atto dovuto – spiega -. C’erano in corso le indagini che portarono all’arresto di Sandokan”. Schiavone, sottolinea l’ex parlamentare, quelle stesse dichiarazioni le aveva riferite due anni prima in un processo per camorra: “Si trattava del segreto di Pulcinella”. Poi un passaggio importante: “Informammo tutti, gli enti locali, la stampa, i ministri interessati” tra cui anche l’allora ministro dell’Interno Giorgio Napolitano “ed anche il Presidente del Consiglio” dice ai microfoni di Fanpage.it. “Feci inserire l’area del litorale domitio e della discarica di Pianura nei siti di interesse nazionale da bonificare, più di questo cosa dovevamo fare?”.

Sono passati sedici anni e le rivelazioni di Schiavone sono ritornate a galla. “Se un pentito diventa un guru siamo messi davvero male” commenta amaro Scalia, che sulle responsabilità però ha le idee chiare. “Andavano fatte le bonifiche lo Stato non è intervenuto ed i governi hanno enormi responsabilità” ed ancora “quando facevamo le audizioni c’erano anche assessori comunali, regionali e provinciali” ed erano a conoscenza della situazione. L’ex esponente verde racconta di aver partecipato alla recente manifestazione “Fiume in piena”, lo scorso 16 novembre a Napoli: “Quando andavamo sui territori ascoltavamo anche associazioni e piccoli imprenditori e tutti ci denunciavano la situazione dello sversamento illegale di rifiuti pericolosi, quelle voci sono state lasciate sole per troppo tempo”. Per Scalia dunque oltre allo Stato le responsabilità sul silenzio calato sul dramma dei veleni sversati in Campania vanno ricercate anche nelle comunità locali. E poi, un altro importante spunto: “Nel Nord la gestione dei rifiuti è certamente illegale e la rotta di sversamento Nord – Sud fu scoperta proprio dalla mia commissione”. Ma non solo. “Scoprimmo anche una rotta Adriatica che portava i rifiuti in Abruzzo. “Ma di tutte le zone che ho visto – conclude – senza dubbio il Casertano è quello messo peggio”.

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