Giudici derubati nei loro uffici in Tribunale: la meravigliosa beffa a Torino dimostra quanto sia colabrodo la giustizia

Estratto dell’articolo di Simona Lorenzetti per www.corriere.it

Ha girovagato indisturbato nei corridoi, entrando e uscendo dagli uffici di segreterie e non solo. Nessuno si è accorto di lui (o lei): ma sta di fatto che a fine mattinata alcuni dipendenti si sono resi conto […] che dalle loro borse e giacche erano spariti i portafogli.

Apparentemente è la storia di un comune ladruncolo. Ma ciò che contraddistingue questo borsaiolo sono l’audacia e la sfrontatezza degne di Arsenio Lupin: ha agito in pieno giorno e scelto come terreno di caccia gli uffici della Procura e del Tribunale di Torino. Insomma, il ladro questa volta ha colpito nel cuore della giustizia.

L’incursione è avvenuta nella mattinata di mercoledì, quando il Palazzo di giustizia è aperto al pubblico. L’andirivieni in quelle ore è una costante, soprattutto al piano terra dove ci sono le aule del Tribunale, la banca, le poste e alcuni sportelli come il casellario giudiziale.

E, una volta superati i tornelli e il metal detector, è facile mischiarsi tra avvocati, magistrati, imputati, testimoni, addetti alle pulizie e personale amministrativo. Di questo potrebbe aver approfittato il ladro, che ha avuto il coraggio di salire le scale fino al quarto, quinto e sesto piano.

Il malvivente si sarebbe mosso lungo le corsie circoscritte tra le scala D ed E, dove si trovano le stanze dei giudici per le indagini preliminari, dei pubblici ministeri, della polizia giudiziaria e ovviamente del personale amministrativo.

Al momento sarebbero almeno cinque i portafogli rubati, ma chiunque sia stato pareaver lasciato tracce del proprio passaggio anche in uffici da cui poi non è stato portato via nulla: tra le vittime ci sono dipendenti delle segreterie, cancellieri e persino un magistrato. Parte della refurtiva è stata poi ritrovata nei bagni al piano terreno: dai portafogli erano spariti i contanti, ma le vittime hanno almeno recuperato i documenti.

A preoccupare sono la facilità con cui il ladro si è mimetizzato e il fatto che nessuno abbia percepito movimenti sospetti. Da aggiungere, poi, che un ufficio nell’ala Gip era chiuso a chiave e la porta è stata aperta con un passe-partout. […] Nessun sospetto, ma le tesi in pausa caffè si sprecano: c’è chi ironizza sulla vendetta di un ladro appena condannato e chi invece evidenzia la sicumera con la quale avrebbe agito, indice della conoscenza dell’ambiente.

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