Generale Vannacci, la feccia non si rassegna e arriva a mettere in campo il solito scrittore rosso per schiumare contro di lui facendolo passare per ‘cattivo maestro’

Si può rimuovere dall’incarico il generale Vannacci, ma non i cittadini che lo hanno letto
Rimuoverli non è possibile. Forse però li si potrebbe ascoltare, e magari cercare di comprendere, al di là delle facili etichette prêt-à-porter, le ragioni di un malessere evidentemente diffuso

di Giuseppe Culicchia per Huffpost

Il numero di lettori che ha incontrato Il mondo al contrario del generale Vannacci, balzato in pochi giorni al primo posto in tutte le classifiche di vendita malgrado si trattasse di un volume auto-pubblicato e nonostante la pressoché unanime condanna delle opinioni espresse dal militare, è piuttosto impressionante.

E basta andare su Amazon e buttare un’occhiata alle recensioni di chi lo ha letto, assegnandogli 5 stelle su 5 nell’89% dei casi, e 4 stelle su 5 per il 6% (con motivazioni che recitano “esattamente quello che tutte le persone di buonsenso pensano”), per rendersi conto che alla famosa distanza che si è venuta a creare tra la politica e i cittadini, più volte denunciata dai media e testimoniata dall’altissima percentuale di coloro che ormai si astengono sistematicamente dal voto, corrisponde ormai la speculare distanza che si è venuta a creare tra i cittadini e i media stessi, certificata dalla crisi di vendite che ha investito la carta stampata.

Che fare? Il generale Vannacci lo si può certo rimuovere dall’incarico, com’è effettivamente avvenuto nel giro di 24 ore. Ma i cittadini che in gran numero hanno letto o stanno leggendo il suo libro e si dicono d’accordo con le sue tesi? Rimuoverli non è possibile. Forse però li si potrebbe ascoltare, e magari cercare di comprendere, al di là delle facili etichette prêt-à-porter, le ragioni di un malessere evidentemente diffuso, anziché condannarli – alla pari dell’ufficiale – dall’alto della propria superiorità morale.

Non avverrà. Come narrano le cronache, anche in occasione dei festival di partito non si invita più, come usava un tempo, chi la pensa diversamente: ci si parla addosso tra simili, come nelle bolle che caratterizzano i cosiddetti social, sicuri di guadagnare almeno il plauso di coloro che al di là di ogni dubbio la pensano alla stessa maniera. Siamo ormai governati all’algoritmo, penetrato a fondo nei nostri cervelli prima che Elon Musk e la sua Neuralink riescano a impiantare un chip tra i nostri residui neuroni.

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