“Un italiano su 4 è a rischio povertà, non possiamo aiutarvi, tornate nella vostra terra” Manifesti da applausi comparsi a Torino fuori dal centro di accoglienza fanno scandalizzare la feccia infame

Estratto dell’articolo di Sara Strippoli per www.repubblica.it

Manlio Noti è il responsabile del Centro di accoglienza di via Traves, nel quartiere Vallette di Torino: «Ho visto i cartelli che invitano i migranti ad andarsene ma qui episodi di intolleranza non ci sono mai stati. Vengono i cittadini ad offrire aiuto – racconta – Portano vestiti e cibo».

Sotto un alberello a pochi metri dal Centro gestito dalla Croce Rossa dove ora vivono 250 migranti sono in tre a cercare un po’ di ombra. Sono stati giorni tremendi di afa e sono esausti: «Non abbiamo mai avuto problemi con chi abita qui vicino – racconta Ahmed Mouldi, tunisino, 25 anni– I problemi li abbiamo dentro, vogliamo un posto dove dormire decentemente».

Mosquitoes, mosquitoes, mosquitoes, è il ritornello. I volantini razzisti che stanno dall’altra parte della strada non li hanno neppure visti. Modou ha 17 anni ed è del Gambia: «Il mio sogno è restare in Italia. Sono partito dal Gambia, sono passato in Senegal, Mali, Algeria, Libia. Non vogliamo creare problemi, cerchiamo solo protezione».

Don Roberto, il parroco della chiesa del quartiere delle Vallette ha chiesto aiuto dal pulpito: “merendine e non vestiti per i migranti del Centro di via Traves”. La notizia l’ha letta sui siti: «Andrò a farmi un giro. Non mi hanno mai segnalato scontri, soltanto un litigio scoppiato qualche giorno fa. Di giorno questi ragazzi ciondolano, che altro potrebbero fare? Cercano due cose, l’ombra e il wi-fi».

[…] Martedì sera sono comparsi volantini che invitano i migranti a tornare nei loro Paesi. Tradotti in tre lingue, inglese, francese e arabo. Messaggi piazzati in punti strategici, il capolinea dell’autobus 3, […] via delle Pervinche, via dei Mughetti, file di condomini popolari dove più che la paura dei migranti si racconta il fastidio per i sacchi di immondizia a terra per giorni. Colpisce che i manifesti siano affissi proprio nei giorni in cui si sta discutendo sull’urgenza di aprire un altro centro di accoglienza […].

«Questa è la situazione in Italia, un italiano su 4 è a rischio povertà – si legge sui manifesti – non possiamo aiutarvi, tornate nella vostra terra a contribuire al suo sviluppo materiale per poter vivere in pace e dignità. Combattete per il vostro diritto a non dover emigrare». Un testo troppo politico per poter essere l’iniziativa di intolleranti sprovveduti.

Il gruppo che firma l’iniziativa si chiama “La Barriera Torino” e si dichiara un movimento “nazionalista, identitario e rivoluzionario”. Assicura di avere una dimensione provinciale. Chi conosce bene il mondo della destra torinese ne colloca la nascita negli ambienti vicini a Fratelli d’Italia, dopo lo scioglimento di Aliud, altro gruppo di origine studentesca che si è disgregato un anno fa.

Il movimento si è costituito a maggio con un’azione di protesta contro lo storico Eric Gobetti in occasione di un dibattito sulle Foibe. «Una nuova voce dissidente e radicale si alzerà da questa città per un risveglio totale di tutti gli italiani e gli europei». Sono pochi, dieci, quindici al massimo. Sono giovanissimi. Ma le loro posizioni estremiste hanno attirato l’attenzione anche del Centro studi sull’antisemitismo contemporaneo […] .

Sui social dicono di essere autonomi da qualsiasi partito e cavalcano slogan come “stop all’invasione”. Si dichiarano anche fan del generale Roberto Vannacci contro «il pensiero unico e la dittatura delle minoranze”.

Il quartiere quei volantini quasi non li ha notati. Da queste parti siamo abituati, racconta Giuseppe, pensionato: «Abbiamo i camper dei giostrai rom e una struttura occupata». Il Centro di accoglienza che ora ospita i migranti prima ospitava i senza fissa dimora e lo sarà di nuovo il prossimo inverno.

«L’unica differenza è che al mattino chi è senza casa se ne va per tornare la sera, mentre i migranti restano in zona, vanno ai giardini vicino alla posta», sottolinea don Roberto. Certo qualcuno protesta: «Danno fastidio alle ragazze. I genitori sono intervenuti e una sera hanno chiamato la polizia», racconta Raffaele, poco più di vent’anni. E i pensionati che in piazza Montale, giocano a scopa mugugnano: «Certo, siamo arrabbiati. Non danno fastidio, però…meglio non parlare». […]

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