“Cosa aspettano a chiudere la guerra?” Ucraina, Toni Capuozzo realista come sempre: oramai lo hanno capito tutti che Donbass e Crimea sono dei russi

Quanti morti servono ancora?
di Toni Capuozzo da Facebook
F16 all’Ucraina, titolano i giornali: sembra la discesa in campo di armi in grado di ribaltare l’esito di un conflitto nel quale la superiorità aerea della Russia è insidiata solo dall’efficacia della contraerea ucraina.
Ma poi leggi che i primi sei caccia arriveranno solo entro la fine dell’anno, e che i piloti ucraini pronti per l’addestramento sono meno di dieci. Insomma è una mossa che non cambia le sorti della guerra, ma piuttosto disegna il futuro prossimo: un’Ucraina mutilata del Donbass e della Crimea, ma rassicurata da una partnership con la Nato, e da un’integrazione della sua Difesa con quella atlantica.
E non è impossibile che si arrivi a un negoziato prima della fine dell’anno.
La controffensiva ucraina segna il passo e anzi sono i russi ad attaccare, a nord. E, impietosa, la radiografia di un duello impari. Non tra gli armamenti, ma tra le risorse umane.
Noi siamo stati intontiti dalla propaganda, e vedevamo ovunque sconfitte russe, in questo anno e mezzo.
Ma il prezzo sono state il sacrificio dei reparti ucraini più esperti. Ora è la volta di reclute troppo giovani o troppo anziane, e tutte reclutate a forza, senza nessuna voglia di morire per le terre irredente. Hanno perso molti uomini anche i russi ? Certo, ma la loro riserva demografica di carne da cannone è molto più vasta. All’Ucraina, da qui al generale inverno, sembra non restare altro che punzecchiare l’invasore alle spalle: droni su Mosca, barchini esplosivi: uno sberleffo al nemico che non richiede sacrificio di uomini ma solo tecnologia e inventiva, e però non è così che si conquistano territori, né si vincono le guerre.
Zelenskji è molto meno di moda, sui media occidentali, come se ci si stesse preparando all’ora della verità: il leader gladiatorio di un paese attaccato, che ne ha guidato la resistenza, sarà in grado di essere il leader della mediazione, capace di inghiottire bocconi amari, e di farli inghiottire ai suoi ?
L’Occidente questo gli chiede in silenzio: nulla sull’Ucraina senza l’ucraina, come hanno sempre detto. Dovrà essere l’Ucraina a mostrarsi rassegnata e ragionevole, e impossibilitata a vincere sul campo. L’Occidente, dopo averne fatto una trincea del diritto internazionale e della democrazia, dopo aver accarezzato l’idea di una sconfitta strategica della Russia, e addirittura di un cambio di regime a Mosca, può ammettere il topolino di un negoziato ?
No, l’ingrato compito spetta a Kiev.
Ci vogliono ancora un po’ di morti, lasciamoli fare, tutti eroi e tutti accoppati, anche se lo sanno tutti che si va a negoziare.
Di paci giuste sono piene le trincee. Sono le paci possibili, con vittorie mutilate e premi di consolazione, quelle che fermano i conflitti.
Le elezioni americane premono, gli F16 sì, ma dopo. Se il realismo si fa strada là dove si decide, a restare con un insignificante cerino in mano siamo noi, l’Italia delle armi senza fine, l’informazione di guerra che ha cercato di farci diventare patrioti ucraini, lasciando che a morire, però, fossero loro.

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