Salario minimo, Meloni riesce a dividere Calenda da Conte e Schlein: uno dichiara una cosa gli altri due l’opposto. Rimane il fatto che si scannano per 9 euro lordi. Ovvero meno di 6 netti in busta paga. Una miseria

Salario minimo? Una proposta insufficiente. Giorgia Meloni ribadisce le perplessità sulla proposta delle opposizioni ma rilancia sul lavoro povero e conferma un piano organico dell’esecutivo sulla questione del lavoro e della sua dignità. Termina  il vertice di  quasi due ore a Palazzo Chigi con i rappresentanti della sinistra e dei Cinquestelle che hanno ribadito al primo ministro le loro posizioni racchiuse nella proposta di legge depositata in Parlamento. Una tattica per conservare una bandierina e opporre no ideologici. Ma Giorgia Meloni ha replicato proponendo che sia il Cnel a presentare un percorso legislativo. Le opposizioni si sono divise, con Calenda che ha mostrato interesse rispetto alle parole del premier, differenziandosi.

Meloni: ” Coinvolgere il Cnel e le parti sociali”

La premier Giorgia Meloni ha proposto di affidare al Cnel il compito di preparare una proposta sul lavoro povero e i salari bassi, con l’obiettivo di arrivare a un testo che possa essere condiviso da tutti. «In 60 giorni, il tempo del rinvio della discussione in Parlamento sul salario minimo, si possono coinvolgere le parti sociali per arrivare a una proposta di legge da sottoporre a Parlamento e Governo per dare piena attuazione all’articolo 36 della Costituzione», ha detto Meloni, aggiungendo che «il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa».

Calenda: ” Dialogo positivo “

«Nessuno ha sbattuto la porta. Noi continueremo a fare una battaglia sul salario minimo con una raccolta di firme: oggi siamo andati nel merito della nostra proposta” mentre “quella che ci ha fatto la presidente del Consiglio è avere un dialogo più ampio su tutta la questione dei salari bassi, dentro cui non c’è un pregiudizio a discutere». Lo ha chiarito il leader di Azione, Carlo Calenda, lasciando Palazzo Chigi al termine del vertice. «Più parti lavorano per trovare una soluzione migliore è: io sono soddisfatto perché nessuno ha sbattuto la porta e tutti sono disponibili ad andare avanti con il dialogo», ha aggiunto il leader di Azione.

Conte e Schlein sulle barricate

Nella riunione di oggi Pd e Cinquestelle hanno mantenuto il punto sulla loro proposta di legge, dimostrando ancora una volta più la volontà di fare battaglie mediatiche che di giungere a una condivisione su un tema importante qual è il lavoro. Il risultato, ancora una volta, è la spaccatura del fronte delle opposizioni e la difesa di un massimalismo improduttivo da parte dei due leader di partito.

L’incontro

L’incontro era iniziato intorno alle 17. Per il governo, oltre al Premier, presenti il ministro del lavoro Calderone,Il vicepremier Antonio Tajani il sottosegretario Durignon e, in videoconferenza, l’altro vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini. Per le opposizioni, presenti Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Riccardo Magi e Carlo Calenda. Ha disertato, come previsto, Italia Viva. All’arrivo a Palazzo Chigi il presidente Meloni aveva accolto con sorrisi e strette di mano i rappresentanti dei partiti del centrosinistra.

L’importanza di coinvolgere il Cnel

Organo costituzionale, il Cnel potenzialmente è un’istituzione straordinaria. Il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, previsto dall’articolo 99 della Carta, dispone  dell’iniziativa legislativa e può contribuire alla elaborazione della legislazione economica e sociale secondo i principi ed entro i limiti stabiliti dalla legge.

Matteo Renzi avrebbe voluto abolirlo ma il referendum del 2016 fermò la proposta. Nel Cnel siedono sindacati, imprenditori, rappresentanti diretti del mondo del lavoro. Un organismo istituzionale strategico che oggi potrebbe assumere una funzione finalmente degna di quanto previsto dai costituenti.

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