Tumore al rene, fatale per Michela Murgia. Questi i sintomi da non sottovalutare. Mistero invece sull’incidenza dei vaccini. Guarda la combinazione: non esistono statistiche

La scrittrice Michela Murgia è morta all’età di 51 anni ieri sera. Nel mese di maggio aveva rivelato al Corriere della Sera di avere un cancro ai reni al quarto stadio (quello finale). Era nata a Cabras nel 1972. Aveva sposato l’attore e regista Lorenzo Terenzi a metà luglio. Il rischio di sviluppare un tumore del rene è pari a 1 su 38 negli uomini e a 1 su 89 nelle donne (dati 2020), come riporta l’Airc.it.

La probabilità di sviluppare questo tumore cresce con l’aumentare dell’età e il picco massimo è intorno ai 70 anni. Il fattore di rischio più diffuso è il fumo di sigaretta. Altri due fattori di rischio sono l’obesità e l’ipertensione arteriosa. Il fumo è un fattore di rischio principale nel sesso maschile e l’obesità in quello femminile. L’esposizione cronica ad alcuni metalli e sostanze particolari può costituire un fattore di rischio, anche se i dati sono ancora da interpretare bene.

I TRE SINTOMI CLASSICI

Il tumore ai reni in genere non dà sintomi specifici nelle fasi iniziali. In generale i sintomi classici sono tre: una massa palpabile nell’addome, sangue nelle urine e dolore a livello lombare. Ci sono poi anche altri sintomi, definiti sistemici o paraneoplastici che interessano tutto l’organismo. Questi sintomi sono causati da sostanze prodotte dal tumore del rene. Si tratta di perdita di peso, stanchezza, febbricola, anemia, ipertensione e ipercalcemia.

lettera al Corriere dell’8 marzo 2022

Mio marito soffre della sindrome di Berger (malattia renale caratterizzata da accumulo di un particolare tipo di anticorpi, ndr) e gli è stato consigliato di astenersi da qualunque vaccino, incluso quello contro il Covid. Ci è stato detto che, se si dovesse riattivare il processo autoimmune, potrebbe instaurarsi un’insufficienza renale. Sono preoccupata: cosa ci consigliate?

Risponde Arrigo Schieppati, ricercatore al Centro di coordinamento Rete regionale malattie rare, Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri IRCCS, Bergamo

Dall’inizio della campagna di vaccinazione di massa, sono state segnalate diverse reazioni immuno-mediate, come per esempio casi di miocardite e casi di glomerulonefrite. La nefropatia da IgA (IgAN), o malattia di Berger, è la forma più spesso segnalata: sono stati descritti casi di persone già affette che hanno avuto una ricomparsa di ematuria macroscopica, e proteinuria, e casi rilevati per la prima volta. Questi ultimi potevano essere già affetti da forme lievi di malattia che ignoravano di avere. Va fatta subito una considerazione: per stabilire quanto potrebbe essere frequente questo tipo di complicanza nei pazienti con IgAN, non dovremmo solo sapere quanti casi sono stati segnalati, ma anche quanti pazienti affetti dalla malattia sono stati vaccinati senza problemi. In altre parole, per stabilire una frequenza dovremmo avere un numeratore (i casi segnalati) e un denominatore (tutti i pazienti IgAN vaccinati). Questo secondo numero, che quasi sicuramente è molto grande, è del tutto ignoto e dunque non possiamo azzardare delle ipotesi sulle dimensioni del fenomeno; verosimilmente è raro, se non rarissimo.

Glomerulonefrite post vaccinazione

Tra le diverse segnalazioni riportate in letteratura, una molto recente è stata pubblicata da tre centri di Nefrologia di Minnesota e North Dakota (Stati Uniti). I nefrologi hanno descritto le caratteristiche di base, il tipo di vaccino e gli esiti clinici di 13 pazienti che hanno avuto una nuova diagnosi o recidiva di glomerulonefrite dopo vaccinazione. Dei 13 pazienti, 8 hanno avuto una nuova diagnosi e 5 una recidiva. L’età media era di 62 anni. La nefropatia da IgA è stata la più comune nella serie (5 pazienti su 13, 4 nuovi e 1 recidiva) seguita dalla nefropatia membranosa (3 pazienti). Nel resto della letteratura fino ad ora 11 casi di IgAN (4 nuovi e 7 recidive). L’ematuria macroscopica è stata la presentazione più comune, seguita da un rialzo della creatinina. Tuttavia, nella maggior parte dei pazienti, l’ematuria macroscopica era spesso autolimitante e raramente richiedeva una terapia immunosoppressiva. Del totale di 16 pazienti, solo 3 hanno ricevuto terapia. Tutti i casi di IgA recidivanti sono migliorati spontaneamente entro 1 o 2 settimane.

Le complicanze di Covid

In altre parole l’esito di queste nefropatie, sia di nuova diagnosi che recidivate, post-vaccino anti Covid sembra favorevole. Secondo gli autori queste segnalazioni non devono mettere in discussione l’indicazione a vaccinarsi, anche in presenza di una nefropatia glomerulare nota. È importante che i nefrologi e altri medici siano consapevoli di questa possibile evenienza e rimanere vigili quando si valutano i pazienti dopo la vaccinazione. Peraltro casi di nuova/recidivata IgAN sono stati segnalati anche in associazione alla malattia Covid, le cui complicanze a breve e lungo termine possono essere devastanti. In letteratura non sono segnalati al momento casi di recidiva di malattia glomerulare in seguito alla somministrazione della dose di richiamo, sia che questa sia stata eseguita con lo stesso vaccino, o con un altro vaccino. Nessuno può quindi prevedere cosa potrebbe succedere a suo marito se si sottopone alla vaccinazione. L’esperienza, limitata e molto eterogenea, suggerisce di scegliere il male minore e una valutazione del rapporto rischio-beneficio della vaccinazione, anche in presenza di una nefropatia IgA, è a favore del beneficio.

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