“Kata non è uscita viva dall’ex hotel” La criminologa Roberta Bruzzona spiega il ruolo anomalo dei genitori sin dalle prime ore dalla presunta scomparsa

L’ipotesi dell’esperta: “I genitori hanno taciuto informazioni importanti”

di Letizia Tassinari per Luccaindiretta

“Kata non è stata rapita, nè per vendetta nè per ricatto”. Ne è certa la criminologa Roberta Bruzzone. 

“Quel pomeriggio del 10 giugno – precisa -, la bambina è rimasta coinvolta, suo malgrado, in qualche episodio legato alle violente liti precedenti, ed è morta, non escludo accidentalmente. Poi ne hanno occultato il cadavere”. 

Un parere personale, basato, però, sulle carte in suo possesso che ha approfondito accuratamente, come per ogni altro caso di cronaca.

È di ieri l’arresto dello zio di Kata, la piccola di 5 anni svanita nel nulla lo scorso 10 giugno dall’ex hotel Astor, occupato abusivamente e poi sgomberato. Assieme a lui la Squadra Mobile della Questura fiorentina ha arrestato anche altri 3 peruviani. Per tutti, finiti in carcere, l’accusa è di aver gestito il racket degli affitti, facendosi pagare dai 600 ai 700 euro, di estorsione e di tentato omicidio. Episodio, questo, che risale a fine maggio, pochi giorni prima della scomparsa della bambina.  Quella notte, dopo un raid punitivo, un ecuadoregno, per timore di essere ucciso a colpi di spranghe, si gettò in strada, lanciandosi da una finestra.

Abel Alvarez Vasquez, fratello della mamma di Kata, a cui la stessa lo aveva affidato mentre era al lavoro, è anche stata l’ultima persona a vedere la nipotina – prosegue la criminologa -. Mi lascia perplessa il fatto che, nel clima di violenza di cui tutti, inclusa la madre, erano a conoscenza, la piccola sia stata lasciata proprio a lui.  Chi ha subito le violenze, le minacce, le estorsioni per il pagamento delle camere, sicuramente non è rimasto inerme e ha reagito. Lo ripeto, Kata non è stata rapita per vendicarsi della faida creatasi all’interno dell’ex hotel occupato abusivamente, e lo dimostra anche il fatto che, come confermato dagli inquirenti, non sono mai arrivate nè richieste di riscatto nè una rivendicazione”

Parallelamente agli arresti eseguiti dalla questura fiorentina, nell’ambito dell’inchiesta sul racket, i Carabinieri del Nucleo investigativo hanno eseguito perquisizioni nei confronti della famiglia della bambina, inclusi i genitori, il padre Miguel Angel Ramon Chicllo Romero e la madre Katherine Alvarez, che non risultano indagati, e i loro cellulari sono stati sottoposti a sequestro.

“Si cercano messaggi, chat, che possano essere utili – spiega la Bruzzone – del resto nei vari interrogatori sia la mamma che il babbo hanno sempre detto di non sapere niente. Secondo la mia opinione, anche sulla base di quanto scritto dal gip nell’ordinanza (“i genitori non hanno riferito”) hanno taciuto, nascondendo informazioni agli inquirenti. Si parla ancora di rapimento ma a mio avviso è del tutto improbabile, così come la pista della pedofilia o del traffico di organi”.

“Tutto si è consumato all’interno dello stabile in quelle drammatiche ore – ribadisce la criminologa – la piccola è rimasta coinvolta nella situazione tra adulti. Non punto il dito contro nessuno, ma Kata non è uscita viva da li. Chi ha portato via il corpo senza vita, dalle 15,30, circa, dopo le ultime immagini delle telecamere che immortalano Kata sul marciapiede esterno, e poi, rientrata, sulla scala del palazzo, all’ora della denuncia presentata dai carabinieri, all’incirca alle 20, ha avuto tutto il tempo”.

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