Patrick Zaki svela la maschera e si propone alla feccia come ennesima inutile ‘figurina’ da esibire e, ci scommettiamo, da candidare alle prossime europee, facendolo mantenere dagli italiani che lavorano

tratto da Libero

Patrick Zaki svela i suoi piani. “Se anche arrivasse una richiesta per un ruolo politico la utilizzerei sempre per la causa dei diritti umani“, afferma in una intervista a Il Corriere della Sera. Il ricercatore egiziano graziato da Al Sisi dopo l’intercessione del governo Meloni, è tornato a Bologna. E per lui la polemica sul volo di Stato è ormai chiusa: “Ho ringraziato più volte il governo italiano, com’era giusto. Ho apprezzato molto gli sforzi fatti. Quello che non voglio è che qualcuno un giorno possa dirmi: ‘tu sei stato da questa o da quest’altra parte’. Io sono e voglio essere indipendente. La sola parte da cui voglio stare è quella dei diritti umani”.

E per il momento non è prevista nessuna tappa nei palazzi politici del governo italiano anche se dalle parti del Nazareno si dice che Elly Schlein gli abbia messo gli occhi addosso. “Non ho ricevuto inviti quindi no, non c’è in programma nessuna tappa del genere. Forse andrò a Roma da Amnesty che mi ha invitato, incontrerò persone che hanno a che fare con i diritti umani”, prosegue Zaki.

Lanciando un messaggio al governo egiziano, l’attivista dice che nel suo Paese c’è “bisogno di più apertura, di più libertà. Dobbiamo rilasciare i prigionieri di coscienza, dobbiamo dare più spazio alla società civile, alle donne, ai giornalisti. Spero che molti altri possano avere la grazia…”. E afferma di non aver paura di un nuovo arresto, “perché sono convinto di avere la ragione umana dalla mia parte. E poi, come dicevo, adesso anche in Egitto mi conoscono tutti come qui in Italia e questo forse potrà aiutare la causa e proteggermi un pò dai rischi”. Poi conclude: “Sto provando a guardare avanti e se ripiombo” nei giorni bui della prigione e delle torture “non riuscirò a farlo né riuscirò ad aiutare gli altri. Guardo al futuro e in questi giorni bolognesi mi godo la felicità di un abbraccio collettivo meraviglioso”.
Patrick Zaki e la politica: “La mia visibilità per difendere chi non ha voce né volto”

tratto da HuffPost

Patrick Zaki a Bologna è una celebrità, al suo ritorno in Italia tanti lo fermano, lo salutano. “un’accoglienza veramente fantastica” dice in un’intervista a Giusi Fasano sul Corriere della Sera. Della sua esperienza del carcere in Egitto, dice che “non è stata una passeggiata. Ma io sono stato fortunato perché ho avuto un sostegno incredibile e alla fine ce l’ho fatta. Adesso tocca a me fare la mia parte, e voglio farla come attivista e difensore dei diritti umani. È la mia strada, è il mio futuro”.

Quanto alla politica, risponde di “no”, perché “ho ancora molto da imparare e fare. E se anche arrivasse una richiesta per un ruolo politico la utilizzerei sempre per la causa dei diritti umani. Anche tutta questa visibilità: voglio che diventi uno strumento, la voglio usare per difendere chi non ha voce né volto, e magari è in una cella da anni come prigioniero di coscienza. Non importa se nel mio Paese o altrove”.

In merito alla polemica sul volo di Stato rifiutato, Zaki dice che “per me è chiusa. Ho ringraziato più volte il governo italiano, com’era giusto. Ho apprezzato molto gli sforzi fatti. Quello che non voglio è che qualcuno un giorno possa dirmi: tu sei stato da questa o da quest’altra parte. Io sono e voglio essere indipendente. La sola parte da cui voglio stare è quella dei diritti umani”. Nell’agenda delle sue prossime settimane non ci sono impegni pubblici a Roma, con il governo: “Non ho ricevuto inviti quindi no, non c’è in programma nessuna tappa del genere”. C’è il matrimonio, invece, “il 9 settembre, in Egitto”.

Il ricercatore egiziano dell’Università di Bologna racconta che “quando ero in carcere, i primi tempi, ho ricevuto delle lettere da diverse scuole elementari italiane. Erano bambini che mi scrivevano per farmi coraggio. Il giorno che le ho lette per la prima volta ero particolarmente giù e le loro parole mi hanno scaldato il cuore, mi hanno dato forza. Ho promesso a me stesso che li avrei ringraziati di persona, prima o poi. Così la prima volta che ho incontrato Riccardo Noury, di Amnesty International, gli ho chiesto di portarmi a visitare quelle scuole, appena sarà possibile. Vorrei parlare di diritti umani ai bambini che mi hanno consolato e incoraggiato in un momento così buio perché sono convinto che la cultura dei diritti umani, i concetti di diversità, inclusione, passano dall’educazione e, quindi, anche dalla scuola”.

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