Nella grande metropoli italiana non si taglia l’erba dalle aiuole per volere dell’assessore Gretino: “per salvaguardare la biodiversità”

Nell’erba alta si annida la polemica. Mentre i torinesi attendono con ansia il secondo sfalcio della stagione – in programma per la prossima settimana, assicurano dal Comune – a Palazzo Civico si discute di rimandare i tagli, «per salvaguardare la biodiversità» di aiuole e giardinetti. Una pratica già ampiamente diffusa in molte capitali europee. A Berlino, come a Lione. Anche la vicina Milano pare essersi attrezzata per tutelare insetti e fiori in contesto urbano. C’è poi una precisa indicazione dell’Unione Europea che invita a salvaguardare il verde in relazione a cambiamenti climatici sempre più impattanti. I presupposti dunque non possono che dirsi virtuosi, ma certo non sfugge al lettore il paradosso di discutere di tutela della biodiversità verde quando, sullo sfondo, la “città-giungla” cresce incontrollata.

Non più tardi una settimana fa uno dei nostri cronisti ha fatto una ricognizione tra le aree verdi maggiormente incolte del centro e in periferia. In particolare, si è addentrato a piedi dentro un’aiuola tra corso Tortona e corso Belgio e di lui non si è visto più nulla. Neppure un ciuffo di capelli, tanto l’erba era alta. In altre parole, nonostante il taglio delle aree verdi sia evidentemente un punto di debolezza di questa città, la discussione sembra essersi spostata altrove.

«Concordiamo con le Circoscrizioni un piano rinnovato degli sfalci che tenga in considerazione gli obiettivi di biodiversità e tutela del suolo» l’invito della consigliera Alice Ravinale (Sinistra Ecologista), promotrice della mozione dal titolo parlante “L’erba alta in città, una scelta consapevole, nel segno della biodiversità”. La proposta ha incontrato da subito il favore dell’assessore al Verde del Comune di Torino, Francesco Tresso. «Si tratta di un progetto più che condivisibile – commenta -, ma attenzione a non confondere l’intenzione di adeguarsi alle politiche dell’Unione Europea, con la volontà di ridurre la cura della città». Creare zone protette per la biodiversità (e quindi non tagliate l’erba) non porterebbe infatti un risparmio immediato per il Comune. «Anzi» commenta laconico il presidente di Commissione Claudio Cerrato (Pd). «L’amministrazione dovrebbe farsi carico di individuare le aree, recintarle, apporre la cartellonistica e piantare nuove specie che accrescano la biodiversità del suolo» precisa. La mozione però sembra non convincere del tutto neppure i membri della stessa maggioranza di Ravinale. «Siamo d’accordo a partire con una sperimentazione» premette la capogruppo dei dem Nadia Conticelli, ma subito dopo aggiunge: «L’erba che oggi vediamo alta in diversi luoghi della città non è quella legata alla biodiversità».

Le opposizioni
Meno diplomatica la sonora bocciatura delle opposizioni. «Un atto emblematico del modo, a tratti beffardo, che ha questa giunta di non affrontare mai i problemi» apre le danze il capogruppo dei Cinque Stelle Andrea Russi. «Restiamo dunque in fremente attesa delle prossime proposte – va avanti -. Bus a singhiozzo? sono un incentivo per camminare. Buche in strada? Un aiuto concreto ai carrozzieri. Problemi di sicurezza in Barriera? Un’utile scuola di sopravvivenza». Sulla stessa linea il consigliere di Fratelli d’Italia Enzo Liardo. «La questione è semplicemente ridicola. I torinesi ci implorano di intervenire per tagliare l’erba». Sulla stessa linea il vice capogruppo di Torino Bellissima Pierlucio Firrao. E ancora Pino Iannò (Torino Libero Pensiero) diretto: «Fareste meglio a dire che non ci sono soldi, tempo e voglia. È per questo che non si taglia». 

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