“Troppi morti rispetto allo scorso anno” Le stime Istat non mentono, ma solo la Sardegna lancia l’allarme che i media di regime censurano negando persino l’evidenza

di Enrico Fresu per L’Unione Sarda

Va sempre peggio. In Sardegna aumenta ancora il numero mensile di morti: sono 200 in più rispetto a ogni giro di calendario del 2021 e ben 250 rispetto alla media del quinquennio che ha preceduto l’avvento del coronavirus. Non si tratta più di stime, ma di numeri reali, certificati dall’Istat.

Il Covid non c’entra: i bollettini regionali riportano sempre più spesso il numero “0” alla voce decessi. Eppure i sardi  che se ne vanno sono sempre di più. Perché se il virus non colpisce direttamente, ha lasciato strascichi: le patologie ordinarie sono state curate di meno e chi si ammala, semplicemente, muore. 

L’Istituto di statistica riporta solo un precedente recente, sul picco dei decessi. Risale al 2015, ma allora era stato giustificato col fatto che nelle due annualità precedenti il dato era stato in forte calo, così la popolazione era invecchiata e le conseguenze erano “naturali”. Stando sulla stessa linea di analisi, ora la situazione è anche peggiore, sempre a causa del Covid: negli anni appena passati ha colpito soprattutto gli anziani, uccidendoli. Quindi il tasso di invecchiamento è stato ridotto. Il contrario di quanto accaduto nel 2015.

I numeri, adesso, inconfutabili. Nel 2022, tra gennaio e agosto (ultima mensilità  con dato consolidato)  sono deceduti 13.999 sardi. Una media di 1.749 al mese. Nello steso periodo del  2021 (il virus era più letale) i sardi morti erano stati 12.570: quindi 1.571 al mese. In tutto l’anno le vittime, per qualunque causa, erano state 18.875 (media di 1.572).

Il confronto è ancora più preoccupante se fatto con la media dei decessi registrata ogni mese nel quinquennio nel quale nessuno aveva mai avuto a che fare con un tampone: l’Isola tra il 2015 e il 2019 ha  celebrato circa 1.403 funerali ogni trenta giorni.

Nel 2022 il periodo peggiore è stato gennaio, con 2.054 morti. Segue febbraio, con 1857. E poi c’è l’estate, con luglio: 1852 decessi registrati. Ne erano stati stimati poco più di 1600.

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