Caro-energia priorità del governo: i soldi disponibili dirottati su quel capitolo, sperando in un aiuto della Ue. Difficili interventi drastici su pensioni e flat tax. Verrà rivisto il reddito di cittadinanza

Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

Qualche giorno fa, uno dei massimi dirigenti di Fratelli d’Italia si è presentato a un tavolo con Giorgia Meloni. Ha ascoltato le strategie dei presenti. Poi ha letteralmente congelato la premier e i pochi fedelissimi ammessi all’incontro. «La manovra? Possiamo cavarcela con un solo comma: tutte le risorse disponibili saranno destinate alle bollette». La presidente del Consiglio non ha margini per fare davvero politica, perché non ha soldi a disposizione. E infatti, in privato, ha condensato così il senso della sfida che attende l’esecutivo: «Altro che marcia su Roma, dovrò fare la marcia su Gazprom…».

La “marcia su Gazprom” è insieme angoscia per il buco nero della politica energetica italiana ed europea, paura di sforare i conti pubblici a colpi di aiuti sempre più necessari, bisogno vitale di accreditarsi a Washington, assicurando impegno contro il ricatto del gas di Mosca.

Il resto l’ha fatto la voglia di Russia di Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, che ha imposto un’accelerazione nella campagna di avvicinamento della leader all’amministrazione americana. Per questo, Meloni prepara alcune mosse, che vogliono mostrare plasticamente l’irrilevanza delle posizioni filo-russe di Lega e Forza Italia in politica estera.

È una strada tutta in salita, ma comunque obbligata. Una battaglia di sopravvivenza nei drammatici mesi di crisi in arrivo. Proprio ieri, d’altra parte, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha promesso collaborazione con Roma, ma nel ribadire il ruolo vitale dell’Italia nella Nato ha fissato i suoi paletti: «In qualità di leader del G7, non vedo l’ora di continuare a promuovere il nostro sostegno all’Ucraina, di ritenere la Russia responsabile della sua aggressione».

Meloni coglie l’input e si appresta a reagire con un primo segnale, che ruota attorno alla missione internazionale di esordio: sarà a Bruxelles, tra la fine della prossima settimana e l’inizio della successiva. Sarà ricevuta dai vertici delle istituzioni europee, dunque innanzitutto da Ursula von der Leyen. È la protagonista, finora timida, del tentativo di approdare a un price cap sul gas.

Quello di cui ha bisogno l’Italia, disperatamente. Non è questo, però, il dettaglio più rilevante: lo stesso giorno, la presidente del Consiglio si recherà alla Nato, che ha sede nella capitale belga. E sarà probabilmente rievuta dal segretario generale Jens Stoltenber. Un’attenzione quasi inedita, a dimostrare che nel cuore della premier l’Alleanza atlantica occupa uno spazio almeno pari a quello dell’Unione europea.

Ma non basta. Meloni pensa anche a un altro passo, che sarà reso pubblico nelle prossime ore. Nominerà come suo consigliere diplomatico a Palazzo Chigi Francesco Maria Talò, già ambasciatore in Israele e, dall’aprile del 2019, Rappresentante permanente dell’Italia presso il Consiglio atlantico a Bruxelles. Al diplomatico che cura i rapporti con la Nato spetterà il delicatissimo compito di far dimenticare le scivolate filoputiniane dei due partiti di maggioranza, che affiancano Fratelli d’Italia al governo.

È un investimento per riuscire a costruire ponti anche verso due capitali che intende visitare il prima possibile, al massimo entro l’inizio della primavera: Washington e Israele. Nel frattempo, Palazzo Chigi spera di organizzare un bilaterale con Biden – o quantomeno un pull aside, assimilabile a un colloquio informale – durante il G20 in Indonesia, che si aprirà il 15 novembre a Bali.

La “marcia su Gazprom” è anche specchio di un enorme scoglio interno. La presidente del Consiglio, teme l’autunno freddo e un inverno gelido. Nell’ultima telefonata con Mario Draghi, la crisi del gas e la spirale inflazionistica – assieme alla drammatica perdita del potere d’acquisto delle famiglie – hanno messo ancora più in allarme Meloni. Non ha altra strada, almeno questa è la linea, che accelerare al massimo sul nuovo decreto bollette. Ma è evidente che la battaglia strutturale andrà combattuta in Europa, dove la leader ricerca l’unica sponda possibile: Emmanuel Macron.

Lo vedrà lunedì a Roma. E si aspetta un invito a breve all’Eliseo. Nel frattempo, Meloni mette insieme altri tasselli che dovrebbero permetterle di affrontare le sfide che ha di fronte. Uno di questi riguarda Alfredo Mantovano, il sottosegretario alla Presidenza che diventerà motore tecnico dell’azione di governo a Palazzo Chigi, nei passi di sottosegretario alla Presidenza.

E poi esiste il lato “ludico” della sfida. Quello che Meloni coltiva per stemperare una tensione che, ammette lei stessa con molti interlocutori, le «toglie il sonno». La premier è amica di Federico Palmaroli, in arte Osho, autore satirico che collabora con il Tempo e Porta a Porta. Sarebbe stato lui, nel giorno più duro, a coniare e poi suggerire lo slogan più aspro dello scontro con Berlusconi, quel «non sono ricattabile » che poi Meloni ha preso in prestito e scagliato contro il leader di Arcore.

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