Crisi di governo, Repubblica si supera nel ridicolo! Intervistato il fantomatico esperto per spiegare che senza Draghi vince Putin

Ian Bremmer: “Se c’è il voto anticipato Roma debole in Europa e con Putin”

Intervista al presidente di Eurasia. “Senza Draghi l’Italia potrebbe perdere i fondi del Recovery e minerebbe la compattezza dell’Occidente nei confronti di Mosca”

GEDDA – Instabilità in Italia, fallimento delle riforme, probabile deragliamento dei fondi europei del Next Generation Eu, e ovviamente contraccolpi sulla scena internazionale, dall’indebolimento delle prospettive per una maggiore integrazione fiscale in Europa, a quello della coalizione che finora si è opposta in maniera compatta all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. È molto lunga la lista dei motivi che secondo Ian Bremmer, presidente del gruppo di consulenza geopolitica Eurasia, dovrebbero consigliare all’Italia di evitare la fine dell’esperienza di Mario Draghi a Palazzo Chigi.

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Mercoledì si dovrebbe decidere la sorte del governo di unità nazionale, con la possibilità di votare a settembre. Come giudica questa crisi?
“Come prima cosa, vorrei sottolineare che le elezioni nella seconda metà dell’anno sarebbero le prime nella storia italiana del dopoguerra. Questo già dovrebbe bastare a comprendere la singolarità e la complessità della situazione”.

Perché secondo lei andare alle urne in questo momento non sarebbe una buona idea?
“Il voto di per sé sarebbe molto destabilizzante. Minerebbe i progressi sulle riforme, e metterebbe a repentaglio l’accesso al finanziamento dell’Unione europea con il Recovery Fund, che è fondamentale per le prospettive economiche dell’Italia. Poi molto probabilmente ritarderebbe il passaggio del bilancio 2023 fino al prossimo anno e priverebbe il paese di un governo pienamente funzionante, in un momento in cui l’economia è sotto pressione e si trova ad affrontare la peggior crisi energetica che si ricordi”.
Sul piano internazionale siamo nel pieno della guerra in Ucraina, e Mosca ha pubblicamente festeggiato la possibile fine del governo Draghi.
“Dal punto di vista globale, un ritorno dell’instabilità politica in Italia la esporrà a nuove pressioni sui mercati, poiché l’economia rallenta, l’inflazione sale e la Banca centrale europea si prepara a un ciclo di stretta. Il focus sarà ora sul nuovo “strumento anti-frammentazione” della Bce, che sarà presentato questa settimana”.

La caduta del governo quali effetti produrrebbe in questo quadro?
“L’eventuale fallimento di Draghi nel completare il suo ambizioso programma di riforme minerebbe anche le prospettive di una maggiore integrazione fiscale a livello della Ue”.
Quale sarebbe invece l’impatto geopolitico, tanto dal punto di vista del rapporto con Bruxelles, quanto degli equilibri globali?
“Con buona probabilità, le elezioni produrrebbero un governo di coalizione dominato da partiti euroscettici di estrema destra, a scapito delle relazioni Italia-Ue. Ciò minaccerebbe le prospettive di politica economica e fiscale in questo momento critico, e la compattezza sulla guerra in Ucraina. Lo slancio delle riforme ne risentirebbe e la pressione per lo slittamento fiscale aumenterebbe”.
E sul piano interno?
“È presumibile che l’uscita dell’M5S dalla coalizione distrugga i piani per un’alleanza con il Partito Democratico alle elezioni. Ciò darà un ulteriore impulso ai partiti di estrema destra, che correranno in blocco, poiché l’attuale sistema elettorale offre un vantaggio sostanziale alle coalizioni rispetto ai partiti che corrono individualmente”.

 

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