Mediaset nella bufera perché una volta tanto hanno fatto giornalismo vero: hanno lasciato che Lavrov smascherasse i veri guerrafondai

di Matteo Milanesi per il blog di Nicola Porro

Per la prima volta, a partire dall’inizio della guerra in Ucraina, Sergej Lavrov, ministro degli Esteri della Federazione Russa e braccio destro di Vladimir Putin, ha parlato ad una televisione italiana ed europea. Il colpaccio è stato messo in atto ieri sera da Giuseppe Brindisi, conduttore di “Zona Bianca”, in onda su Rete 4 tutte le domeniche.

I temi affrontati sono stati numerosissimi: dal governo Zelensky al giornalismo italiano, dalle preoccupanti ipotesi di un’estensione del conflitto a livello globale, passando per il Battaglione Azov, per poi arrivare alla richiesta di pagare il gas russo in rubli.

Lavrov ha presentato uno scenario completamente opposto rispetto a quello raccontato dai media di casa. Il ministro, infatti, ha più volte sottolineato l’illegittimità del governo Zelensky, definendo la sua ascesa addirittura un “sanguinoso colpo di Stato”, “appoggiando i neonazisti addestrati dagli Usa”, trasformando l’Ucraina in “uno strumento di Stati Uniti e nazisti”.

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Il presidente ucraino, inoltre, rappresenterebbe il primo ostacolo per il raggiungimento di una pace concreta. Il ministro spiega, infatti, come sia stato lo stesso Zelensky a sabotare l’accordo di Minsk, a rinnegare “la storia, la cultura, la lingua della Russia, cancellando il suo insegnamento anche dalle scuole”.

Brindisi, però, cerca di scomodare la propaganda di Mosca: come può essere nazista proprio Zelensky, un presidente con origini ebree? Se molti media occidentali – giustamente – hanno rifiutato il paragone storico tra Putin e Hitler, Lavrov non lo risparmia: “Mi pare che anche Hitler avesse origini ebree. I maggiori antisemiti sono proprio gli ebrei”.

Lavrov non risparmia neanche la politica anti-russa, intrapresa dall’Unione Europea. L’Occidente, infatti, ha sostenuto l’Ucraina nel tentativo di creare “una minaccia bellica nei confronti della Federazione”. Stati Uniti e Regno Unito sono tra i primi responsabili delle tragedie che sta subendo il popolo invaso: “Abbiamo proposto ai nostri colleghi americani di ripetere ciò che era stato detto da Gorbachov e Reagan nel 1987”.

L’obiettivo di Mosca sarebbe la stipula di una conciliazione con l’alleanza atlantica, confermando che una guerra nucleare non avrebbe vincitori: “Nel 2021, a Ginevra, Putin e Biden hanno accettato questa dichiarazione, su nostra iniziativa, ma ora USA e Gran Bretagna rallentano”. L’obiettivo per il raggiungimento di una pace concreta, secondo la propaganda del Cremlino, si tradurrebbe, quindi, nella conclusione di un accordo con il vero belligerante mondiale: non l’Ucraina, ma gli Stati Uniti.

Non è un caso che Lavrov passi la palla, ancora una volta, all’amministrazione Biden: l’eventuale inizio di una guerra nucleare dipenderà dall’Occidente. Lo stesso uso di “armi mai viste”, minacciato da Putin pochi giorni fa, si tradurrebbe solo come contrattacco all’attivazione americana del proprio sistema missilistico.

Nel frattempo, se lo scontro bellico mondiale è escluso da tutte le parti in causa, stessa cosa non si può dire sulla guerra economica in atto. Per l’ennesima volta, Lavrov scaglia critiche all’Occidente, colpevole di “aver rubato i soldi, tenendoli nelle banche”. Da qui, la necessità di attuare il pagamento del gas in rubli: le forniture verranno considerate adempiute solo quando convertite in moneta russa.

Per ora, quindi, anche Mosca sembra escludere lo scenario peggiore, quello che porterebbe ad un’escalation mondiale, con il serio rischio di un conflitto nucleare tra superpotenze geopolitiche.

Nonostante tutto, anche pochi giorni prima del 24 febbraio, lo stesso Lavrov escluse del tutto l’ipotesi, già ventilata dall’intelligence americana, di un’invasione dell’Ucraina – cosa che puntualmente avvenne poche ore dopo la sua dichiarazione ufficiale.

La vera domanda è: fino a quando l’Occidente può credere alle parole del Cremlino? Fino ad oggi, l’interrogativo non ha ancora trovato una risposta definitiva. Di una cosa, però, siamo certi: per risolvere la questione ucraina, sarà necessario sedersi al tavolo della diplomazia, anche col proprio peggior nemico. Dopo più di due mesi dall’inizio del conflitto, pare che tale opzione sia ancora scartata da tutte le forze belligeranti.

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