Giannini non mi querela perché sa di perdere: il professor Orsi infierisce sul direttore leccapiedi de La Stampa dopo la copertina infame degli scorsi giorni

di professor Angelo D’Orsi

«Allora, dopo Mattia Feltri, scende in campo, con tutta la sua autorevolezza, Massimo Giannini, direttore de “La Stampa”. Si potrebbe pensare: ah, finalmente! Ha risposto alla lettera inviatagli da Angelo d’Orsi! E invece no, il dottor Giannini (uno straccetto di laurea non si nega a nessuno), replica a suo modo con un tweet:
“Vedo che miserabili lacchè di Santa Madre Russia (sedicenti storici, poveri webeti e pseudo-giornalisti) continuano ad infangare La Stampa”.
In altri tempi si sarebbe ricorso al duello. Oggi si ricorre al tribunale. Ma, insisto, perchè perdere tempo? perchè intasare le aule di giustizia, già sovraccariche? perchè infastidire i magistrati, già oberati di lavoro (grazie ai tagli governativi)?
Mi basta segnalare l’eleganza del dottor Giannini, e la sua correttezza: non ha risposto alla mia lettera, non è entrato nel merito delle contestazioni, non soltanto mie, per l’incredibile mistificazione compiuta dal giornale da lui diretto il 16 marzo, con la famigerata copertina sulla “Carneficina” (che ripubblico a scorno del giornale e del suo direttore); ma dopo giorni, finalmente, dà un segno di vita, e come? Ricorrendo all’insulto.
Io non ho bisogno di mostrare a lui le mie credenziali scientifiche, professionali e intellettuali. Se vuole, si informi.
Lo assicuro però che conserverò tra le medaglie al merito della mia carriera queste preziose definizioni (sedicente storico, povero webete e pseudogiornalista, oltre che, nauturalmente, “miserabile lacchè di Santa Madre Russia”). Sì, perchè gli insulti di siffatti personaggi costituiscono per me altrettante conferme che sono dalla parte giusta della barricata.
Certo, rimane l’amarezza di constatare il livello di barbarie in cui il giornalismo è caduto in questo Paese. E rimane lo sconcerto davanti al precipitare verso il pensiero unico (se pensiero si può chiamare).

Questa guerra, come tutte le guerre, fa venire a galla tutto il peggio, dalla menzogna alla violenza, non solo fisica, ma verbale. In particolare questa guerra sta mostrando un vero tracollo dell’intelligenza, e la tendenza paurosa verso un “Tribunale della Verità” che pretende di dirti cosa pensare, cosa dire, cosa scrivere: una tendenza che a quanto pare, sta contaminando anche quellle pochissime isole in cui era consentito respirare.
Saliremo sugli alberi (come il Barone Rampante di Italo Calvino) per guardare dall’alto, con disgusto, questo mondo non solo terribile, ma immerso nella stoltezza e nell’inganno?
O ci toccherà fare una diversa salita? Magari in montagna come i nostri Partigiani, per dar vita a una nuova Resistenza?»

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