La feccia rossa che comanda Reggio Emilia vince il premio dell’idiota dell’anno! Cancellano l’invito all’ospite russo: peccato non sappiano che sia da giorni in galera per aver manifestato contro Putin

di Antonio Amorosi per Byoblu

Nell’evoluzione umana sembra di essere arrivati a un genere di essere che ha sempre più fastidio nel comprendere la realtà, così ambigua, incerta, fatta di mille sfaccettature a cui poter dar rilievo, in continua evoluzione, complessa. Ci troviamo di fronte un uomo che ha un’estrema difficoltà a comprendere “l’altro da sé”.

Ma è un genere di essere che vive anche pervaso da incredibili tecnologie che lo sovrastano e che hanno disintegrato i suoi punti di riferimento, trasformando la complessità in una minaccia perché le stesse tecnologie chiedono che tutto vada semplificato.

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Questo approccio si riversa nella vita di tutti i giorni, tanto più sui grandi problemi d’attualità, lo abbiamo visto con la pandemia.

Non a caso, dall’esplosione della guerra in Ucraina il refrain che circola per l’Italia è: cancellare la cultura russa o comunque ostracizzarne le espressioni, qualunque siano.

Il caso più noto è stato quello dello scrittore Paolo Nori a cui l’Università Bicocca di Milano aveva deciso di sospendere un ciclo di 4 lezioni su Fëdor Dostoevskij, poi ripensandoci. Non è un evento isolato.

Forse ancora più grave l’invito fatto al sindaco di Firenze Dario Nardella: “Mi chiedono di abbattere la statua di Dostoevskij”. Così ha risposto Nardella: “Non facciamo confusione: bisogna fermare Putin non la cultura russa”.

Nel pensiero anglosassone, questo modo di ragionane viene chiamato “black and white thinking”, una distorsione cognitiva che rende difficile adattarsi alla realtà.

Aaron Beck, uno dei padri della psicologia cognitiva, che ci ha lasciati da poco (a 100 anni di età), dall’alto della sua esperienza ha descritto questo stile di ragionamento come immaturo, primitivo e anche inutile. Questo poiché tende a valutare la realtà con categorie estreme, nere o bianche, senza coglierne la sostanza e le sfaccettature che potrebbero dare esito ad altre soluzioni più adeguate.

Un disturbo compulsivo diffuso, non grave ma frutto della necessità di controllare ciò che ci fa paura. È come un’onda diffusa che pervade la società, dal basso all’alto, condizionando anche le istituzioni che sembrano essere diventate preda di questo sentimento che vede nella cultura russa il “mostro”, tanto più oggi che il tema della paura di una guerra atomica è tornata d’attualità.

Il Comune di Reggio Emilia organizza ogni anno il Festival della Fotografia Europea, un’esposizione dedicata alla fotografia contemporanea. Nato nel 2006 è promosso da Fondazione Palazzo Magnani e Comune di Reggio Emilia, quest’anno il Comune ha escluso la Russia e revocato l’invito al fotografo russo Alexander Gronsky. Ma Gronsky, fotografo di fama internazionale, è stato arrestato a Mosca domenica scorsa per aver protestato contro il regime russo. Rilasciato dopo 12 ore ha addirittura detto alla stampa italiana: “Putin? È un terrorista. Capisco la rabbia di tutti”.

Ma il Comune di Reggio Emilia dice che non si può fare nulla per far esporre Gronsky perché non ci sono le condizioni. D’altronde lo stesso fotografo non ne ha intenzione visto il clima che si sta vivendo a livello mondiale. Ma è l’incrocio delle motivazioni addotte dalla Fondazione Magnani e dal Comune di Reggio Emilia a lasciare perplessi.

“… Non sono stati revocati inviti a partecipare al festival ad artisti russi poiché nessun invito a fotografi russi era stato fatto dai curatori artistici del Festival e di conseguenza non è stato discriminato alcun fotografo russo a causa della sua nazionalità, né è stata censurata alcuna mostra russa indipendente. È stata annullata la mostra collettiva ‘Sentieri nel Ghiaccio’ all’interno del programma dedicato al Paese ospite (la Russia)…”.

E ancora: “Il programma è frutto della collaborazione istituzionale (non frutto del lavoro dei nostri curatori indipendenti) pluriennale tra la Fondazione Palazzo Magnani, il Comune di Reggio Emilia e il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, tutte istituzioni pubbliche, di cui una appartenente direttamente ad uno Stato, in questo momento, aggressore”. Qui il comunicato integrale della Fondazione Palazzo Magnani.

L’assessore alla Cultura del Comune di Reggio Emilia, Annalisa Ritti, ha precisato su Facebook. “Fotografia Europea non è una iniziativa privata, è un progetto che nasce e vive in una cornice pubblica. La cultura non può chiamarsi fuori dalla responsabilità istituzionale verso le cose che accadono nel mondo in virtù di una presunta e indiscutibile superiorità morale. La decisione di escludere la Russia dall’edizione 2022 di Fotografia europea è stata complicata e sofferta, ma inevitabile se inquadrata in questa prospettiva. Non sono scelte facili e siamo pronti a riprendere le relazioni tra istituzioni e le progettualità comuni quando le armi saranno deposte”. E ancora: “In queste ore apprendiamo anche dell’arresto e della successiva liberazione di Alexander Gronsky, uno dei fotografi che avrebbe fatto parte della selezione. A lui e a tutti coloro che manifestano per la pace tra i popoli vanno il nostro incondizionato supporto e la nostra riconoscenza e saremo lieti di accoglierli nelle prossime edizioni. Purtroppo non è possibile farlo nell’attuale cornice, come d’altronde lo stesso Gronsky ha dichiarato“. Qui la versione integrale del post.

Ma come? Un artista russo, pienamente riconosciuto dal meccanismo istituzionale del suo Paese, si espone contro la guerra, dice parole di fuoco contro Putin e si fa addirittura arrestare per le proteste contro il suo governo e noi, che sappiamo cosa questo comporti sul breve e sul lungo periodo in un sistema come l’attuale Russia, cosa facciamo? Invece di dargli visibilità e spazio ne evitiamo l’esposizione? O ancora peggio escludiamo l’intera sezione che ne ha organizzato l’esposizione con altri colleghi per una sorta di rappresaglia contro l’Ermitage di San Pietroburgo!? Ma non c’erano altre soluzioni meno manichee?

Ma ha senso limitare la possibilità di espressione di un’artista, giusto o sbagliato quello che dice, solo perché russo e collegato ad un’istituzione russa?

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