“La carbonara a 28 euro te la puoi tenere” Lo chef sedicente Vip nella bufera: seppellito di recensioni negative nel nuovo ristorante dove sperava di spennare il pollame

Lo chef Max Mariola nella bufera per i prezzi del suo ristorante appena aperto a Milano. Ventotto euro per una carbonara e sessanta euro a persona per la cena. Bevande incluse. Lo chef da 9 milioni di follower su TikTok, Instagram e Facebook, però, non se ne cura. E anzi, soffia sul fuoco delle polemiche: “È anche poco”, risponde. Ma poi spiega.

Il calo di popolarità

Da poco aperto nell’esclusivo quartiere di Brera a Milano, il ristorante nel noto chef romano, da 9 milioni complessivi di followers, ha cominciato subito ad accumulare recensioni non proprio eccellenti, come Mariola auspicava.

Al centro del malcontento, il prezzo. Giudicato eccessivo da molti utenti, che lamentano di dover pagare 28 euro per una carbonara e anche 60 euro a persona per una cena.

La risposta di Max Mariola

Conosciuto sul web per il suo “Sound of Love” (il suono della pasta quando viene mantecata), Mariola ha anche vestito i panni dello chef televisivo, per ben ventidue anni. E poi l’esplosione di popolarità con i suoi tutorial sui social.

Contattato dal Corriere della Sera in seguito alle lamentele dei clienti, lo chef ha risposto rincarando la dose. “La mia carbonara costa 28 euro, ma è fatta al tavolo: non è solo un piatto, è uno show. La spesa media è di 60 euro a testa, bevande incluse. In zona è un prezzo basso: bisogna pensare a quanto costano qui un cameriere, l’affitto”.

Il suo ristorante, chiarisce lo chef, è “un’esperienza in tutto e per tutto. Serviamo il carciofo alla giudia in un contesto in cui c’è la musica, non in una trattoria con la tovaglia a quadrucci”. Per lo chef poi i prezzi scelti nel suo ristorante sarebbero persino troppo bassi e l’intero settore dovrebbe puntare ad alzare ulteriormente la posta. “Non si deve comprare per forza il salmone, va bene lo sgombro. E non bisogna comprare gli asparagi a dicembre, ma il broccolo. A Natale trovi le ciliegie del Cile: costano chissà quanto e non sono sostenibili! A chi le compra, e magari ha pure la borsa della spesa ecologica, vorrei dare le botte sulle mani”.

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