Dibattito a nervi tesi a DiMartedì su Ilaria Salis. L’insegnante italiana e attivista antifascista è in carcere in Ungheria da 13 mesi con l’accusa di aver partecipato al pestaggio di un militante di estrema destra a Budapest, in strada a margine di un corteo.
Il governo di Orban ha ricordato anche poche ore fa che le pressioni politiche dell’Italia non influiranno in alcun modo sulla sorte della imputata, che dipende esclusivamente dalla giustizia magiara. Per la sinistra italiana, la Salis è un punto di battaglia cruciale non solo contro Orban, ma pure contro il governo di Giorgia Meloni accusato, anche esplicitamente, di non fare abbastanza per garantire una detenzione più umana se non il rimpatrio tout-court.
“Noi non stiamo parlando della colpevolezza o della innocenza di Ilaria Salis – premette Elisabetta Piccolotti, deputata di Alleanza Verdi e Sinistra -. Stiamo parlando del fatto che in Ungheria le condizioni carcerarie e le condizioni in cui viene trattata sono inaccettabili per uno Stato di diritto, tanto che io mi chiedo come sia possibile che teniamo l’Ungheria nell’Unione europea“.
Il governo qualche settimana fa ha festeggiato la liberazione di Chico Forti, un cittadino italiano condannato per omicidio negli Stati Uniti che verrà riportato in Italia per scontare la pena qua. Mi fate capire qual è la differenza? Che Chico Forti è stato condannato e che la Salis ancora no”. Parole che scatenano una raffica di mugugni e proteste in studio, con Giovanni Floris che contiene a stento la gazzarra. (VIDEO)
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