Giulia Bongiorno anche oggi fa schiumare la feccia: pretendevano che i parenti dei clandestini morti nel naufragio di Cutro fossero risarciti dallo stato

Estratto dell’articolo di A.Z. per “la Repubblica”

La memoria depositata al tribunale di Crotone che sta processando i presunti scafisti di Cutro è firmata da Giulia Bongiorno. “Nell’interesse di Consap, concessionaria servizi assicurativi pubblici spa… è di intuitiva evidenza che non sussiste alcun obbligo risarcitorio in capo al fondo di garanzia presso la Consap”.

Tra premessa e conclusioni, otto pagine di argomentazioni giuridiche per dire che lo Stato italiano non ha alcuna intenzione di risarcire i superstiti del naufragio del 26 febbraio e i familiari delle oltre cento vittime. Da qui la richiesta ai giudici di lasciare fuori dal processo la Consap, concessionaria di Stato, partecipata al cento per cento del ministero dell’Economia che il tribunale aveva invece ritenuto di individuare come possibile responsabile civile del naufragio così come richiesto dai legali delle vittime.

Il tutto con la regia della presidente della commissione Giustizia del Senato nonché difensore di Matteo Salvini nel processo Open Arms e ora rappresentante di una concessionaria di Stato. Conflitto di interessi? Inopportunita?

«Giulia Bongiorno continua a giocare disinvoltamente su più tavoli mescolando la sua funzione pubblica con il suo ruolo professionale – sottolinea Pierfrancesco Majorino, della segreteria nazionale del Pd – peraltro siamo di fronte ad un gesto vigliacco e inammissibile di un cinismo sconcertante. Bongiorno pensa che esistano morti di serie a e di serie B?».

Indignati, nel merito della scelta politica, i difensori delle vittime. Che ora insorgono: «Vergognoso, soltanto vergognoso – dice l’avvocato Francesco Verri – Non solo quella notte lo Stato si è lavato le mani, ha lasciato morire le vittime di questo naufragio, non ha ritenuto di dover intervenire neanche con un’operazione di polizia, ha lasciato navigare un’imbarcazione in quelle condizioni, ma ora dice: non intendo neanche prendermi cura di queste persone».

[…]  Nell’attesa che la Procura della Repubblica concluda il filone di inchiesta sui mancati soccorsi al caicco, è in corso il processo ai presunti scafisti dell’imbarcazione.

I legali di parte civile hanno ottenuto dal tribunale di chiamare come responsabile civile, in caso di condanna, la Consap a cui fa capo il fondo di garanzia che interviene per risarcire le vittime di incidenti della strada o del mare se provocati da mezzi non identificati o non assicurati, anche in caso di incidenti dolosi e non solo colposi.

Ma il governo mette subito le mani avanti: noi non c’entriamo nulla. Scelta politica ben precisa che si cela dietro quello che i legali dei familiari delle vittime definiscono un cavillo giuridico. Sostiene infatti Bongiorno nella sua memoria che “la richiesta di citazione del responsabile civile nella vicenda in esame è palesemente erronea”, perché il “natante” per il quale sussiste un eventuale obbligo di risarcimento da parte di Consap deve essere una “unità da diporto” e “l’attività di navigazione” del caicco naufragato a Cutro “risulta del tutto estranea al concetto di nautica di diporto”.

Insomma, quei migranti non erano partiti dalla Turchia per una gita di piacere e dunque “difettano perciò sia i presupposti dell’attività diportistica – da cui scaturirebbe in ipotesi l’obbligo risarcitorio”. Una presa di posizione inattesa in aula che ha suscitato l’indignazione di superstiti e familiari delle vittime: «Dopo le promesse tradite nei confronti dei superstiti e dei familiari delle vittime, ancora una volta lo Stato non intende assumersi alcuna responsabilità», dicono. Il tribunale si pronuncerà nella prossima udienza del 29 novembre.

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