Speranza è senza… speranza. Non ce la fa proprio, gli piace stare sotto i riflettori. E in un’intervista pubblicata da Repubblica, ricomincia a vantarsi, a impartire lezioncine e a dire bugie. Senza la minima vergogna, spiega come si gestisce la Sanità pubblica. E si dice preoccupato dalle politiche della destra che rischierebbero di “assestare il colpo di grazia definitivo al sistema sanitario”. Se è il colpo di grazia, vuol dire che prima qualcuno lo ha già ridotto in fin di vita, verrebbe da dire. Ma a Repubblica sono molto rispettosi e non fanno domande. Sta di fatto che l’ex ministro del protocollo tachipirina e vigile attesa, in attesa di presentare il suo libro domani a porte chiuse alla Camera, con i reggicoda di lusso Elly Schlein e Giuseppe Conte, viene investito dal treno della realtà. Ed è un treno fatto di numeri.
Quei numeri ci dicono che Speranza, oltre ad aver ideato e promosso il peggior protocollo Covid del pianeta, è stato carente anche in tutto il resto. Non parliamo solo delle terapie (quelle che funzionavano veramente) ignorate. Né dei pasticci sulle mascherine. Ma di un piano che per lui rappresentava un motivo di vanto: l’incremento di posti in terapia intensiva negli ospedali. Il 19 maggio del 2020, in pieno lockdown, Speranza disse all’ex presidente Iss Brusaferro “Se vogliamo mantenere le misure restrittive, non dare troppe aspettative positive”. Una condotta, questa di seminare pessimismo, per cui oggi è sotto accusa, in Inghilterra, il colosso massmediatico Bbc. Dopo questa chicca, l’ex ministro scrisse in un decreto legge che “per rafforzare il servizio sanitario nazionale in ambito ospedaliero” avrebbe garantito, per riassumere il concetto, l’incremento di posti in terapia intensiva.
Solo che ora qualcuno ha voluto controllare se le promesse di Speranza sono state davvero realizzate. L’attivista Robert Lingard, nel settembre scorso, ha inviato al ministro Schillaci una richiesta di accesso agli atti per verificare lo stato dei lavori promessi nelle varie Regioni. In pratica, voleva sapere a che punto siamo con gli ospedali. Ebbene, i dati sono impietosi: il 43% dei lavori devono essere ancora avviati. Quelli in fase di svolgimento sono meno del 25%. E solo il 30% è già realizzato. E anche per quanto riguarda i Pronto Soccorso, solo la metà delle opere è stata portata a termine. Insomma, Speranza fa il bulletto, presenta il suo libro a porte chiuse per evitare domande ma i numeri lo asfaltano. A quattro anni dall’inizio dell’era Covid, metà dei lavori da realizzare “con urgenza” sono ancora fermi.
Sistemato Speranza, una riflessione va fatta anche sul presente governo. Che non ha convinto molto, presentando il suo nuovo piano pandemico. Anzi, è stato subissato di critiche. Soprattutto perché, in caso di nuova emergenza sanitaria, si affiderebbe nuovamente ai lockdown e alle chiusure. Una misura estrema che derivava anche dalla mancanza di risorse e di strutture adeguate. Schillaci assicura che quel documento sarà cambiato e che verrà messa mano a tutti i lavori mai completati ai tempi di Speranza. Ci auguriamo che ciò avvenga al più presto. E che non ci dovremo svegliare un giorno per scoprire che (gli elettori) hanno cambiato tutto, ma che in realtà non è cambiato niente. Almeno nella Sanità.
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Speranza deve essere indagato, ma seriamente, non in stile circo Orfei. Processato, e richiuso a vita.
Precisamente, non il contentino tanto per far vedere che si sono interessati, basta con le buffonate di stato!