La sorella della povera Giulia Cecchettin torna a rompere le balle: stavolta ha la pretesa che si debba cambiare una narrativa che vede solo nel suo piccolo cervello

«La narrativa della violenza di genere deve cambiare. Solidarietà alla famiglia di Giulia Tramontano». All’indomani della prima udienza del processo che vede accusato Alessandro Impagnatiello di aver ucciso la compagna di 29 anni (incinta del loro primo figlio), Elena Cecchettin – sorella di Giulia uccisa a coltellate dall’ex fidanzato Filippo Turetta – scrive su Instagram un messaggio rivolto alla famiglia della giovane vittima di Senago. «Immaginate essere la famiglia di una vittima di femminicidio e, dopo la prima udienza del processo, vedere ogni giornale titolare articoli e prime pagine alle lacrime e al taglio di capelli del femminicida. In più metà di questi giornali chiamerà il fatto ’omicidio’, non femminicidio. Molti di questi titoli non prevedono il nome di Giulia Tramontano, ma solo del suo femminicida», scrive Elena che accusa la stampa di trattare in «maniera irrispettosa e facendo clickbait i casi di femminicidio».

E sempre sui social torna a parlare Chiara Tramontano, sorella di Giulia, che posta l’articolo di Massimo Gramellini sulla prima udienza del processo iniziato ieri a Milano e sottolinea come ci sia, da parte dell’imputato, un «effimero tentativo di insinuare un blackout di ’una notte’. La tua crudeltà e disumanità si sono protratte per sei mesi in cui hai avvelenato mia sorella e mio nipote, premeditandone la morte. Puoi averlo dimenticato tu o i tuoi consiglieri non io» conclude la giovane che ieri ha lasciato l’aula durante le brevi dichiarazioni spontanee di Impagnatiello.

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