La Cinquecento elettrica non la vuole nessuno! Mirafiori rimane chiusa ed i lavoratori tenuti a casa: ecco a voi l’ennesimo capolavoro dei parassiti Elkann

Nuovo anno, vita vecchia. Almeno a Mirafiori, che continua a rimanere ferma. I lavoratori delle Carrozzerie, infatti, restano in ferie fino al 15 gennaio: ferma la linea della 500 elettrica e ferma anche quella della Maserati, anche se si pensava che i lavoratori superstiti di Grugliasco – dove lo stabilimento intitolato all’Avvocato è stato messo in vendita – potessero riprendere parte dell’attività in corso Settembrini. Tutto fermo perché a Stellantis conviene più tenere chiuso che continuare a lavorare.

Questa situazione segue un incontro fra i sindacati e l’azienda, a dicembre. “In pratica, l’azienda ha presentato una analisi di costi e benefici e ha deciso per lo stop alla produzione – spiega Gianluca Rindone, delegato Uilm per le Carrozzerie di Mirafiori -, una analisi in cui si teneva conto anche dei costi dell’energia elettrica e del riscaldamento dello stabilimento“. Ecco quindi le quattro settimane di “ferie condivise”, dunque. Ma c’è il rischio che questo stop si allunghi? Cosa accadrà dopo il 15? “Come sindacalisti – prosegue Rindone – diciamo che teniamo sempre il cellulare acceso, in caso di comunicazioni improvvise. Diciamo che ci sono voci in tal senso. E chiaramente alla ripresa avremo problemi di produzione“.

I problemi di produzione sono quelli noti: la 500 BEV, che è il modello trainante di Mirafiori, ha subìto un calo degli ordini tale da far diminuire la produzione, che è comunque stata superiore a quella del 2022: circa 80.500 vetture nel 2023 contro le 72.663 dell’anno precedente. E Stellantis ha rinviato l’uscita della nuova Quattroporte Maserati, che sarebbe stata prodotta qui a Mirafiori. Per il Tridente, sono state 8mila circa le vetture prodotte – comprensive anche di Levante e Ghibli, arrivato a fine vita -, contro le 15.337 dell’anno precedente.

Un brusco cambio di rotta, viene da dire, soprattutto quando era stato annunciato, a inizio anno, il grande obiettivo di 100mila 500 elettriche prodotte a Torino. “All’inizio il prospetto era di 100 o 120mila vetture – illustra Rindone -. A inizio estate, ci siamo trovati con l’azienda a parlare dei tre turni, ciascuno con una capacità di 200 auto al giorno. Invece, dopo le vacanze estive, ecco la cassa integrazione e la lenta decrescita. A dicembre eravamo a 170 vetture al giorno per ciascuno dei due turni”.

Eppure, nelle scorse settimane, John Elkann in persona e il ceo Carlos Tavares avevano tenuto a battesimo il nuovo Hub dell’economia circolare, nei giorni scorsi ai sindacati riuniti è stato annunciato l’arrivo della produzione del nuovo cambio ibrido per le Meccaniche. “Sì, certo, tutte ottime notizie. Ma noi siamo le Carrozzerie, qui costruiamo auto: diciamo che un modello nuovo non ci dispiacerebbe. Ai vecchi tempi, quando qui c’erano sei linee produttive, si facevano utilitarie di massa. Uno, Tipo, Ritmo: quel tipo di vettura servirebbe. Perché va bene il fascino Maserati, ma quante berline da 200mila euro si possono vendere? I mercati di riferimento erano la Cina e la Russia, ma con la guerra…”

I dati delle immatricolazioni dei giorni scorsi hanno certificato la perdita di quote di mercato di Stellantis, con la 500 che, per esempio, non è venduta come la sempre eterna Panda. “Infatti i colleghi delle Meccaniche, che fanno i cambi anche per la Panda di Pomigliano, hanno molto lavoro: un centinaio dei nostri sono stati prestati alla Porta 20”.

E come loro, altri lavoratori vengono spostati verso la linea dell’economia circolare, o negli settori. Ma continua anche l’emorragia di lavoratori: i sindacati avevano firmato un accordo per 200 o 300 dimissioni volontarie su un totale di 2.600 lavoratori tra lastratura, montaggio e verniciatura. Poi è arrivata la doccia fredda delle 15mila mail inviate a tutto il Gruppo per il piano “Costruisci il tuo futuro”, con offerte economiche allettanti – soprattutto tra gli impiegati – per lasciare il lavoro. “Io ho 47 anni, a me sono stati offerti 90mila euro lordi” spiega Rindone. Fatto sta che, a parte “Costruire il tuo futuro”, i lavoratori che, in questi giorni, hanno provato a chiedere di lasciare il lavoro è stato risposto che “l’azienda ha esaurito le quote”. E per il futuro? “Se ci saranno altre offerte o verranno comunicati altri esuberi, bisognerà valutare. Un conto è lo svuotamento degli Enti Centrali e il cambio degli impiegati, un altro se tagli gli addetti alle linee, perché significa che non ci sono più auto“.

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